Le ribelli della povertà: è il titolo del numero di novembre di Donne Chiesa Mondo, il mensile femminile dell’Osservatore Romano, diretto da Rita Pinci. “La povertà? È parola complessa -afferma nell’articolo di apertura Alessandra Smerilli, suora, economista, segretario del Dicastero per lo sviluppo umano integrale- E lo è ancora di più se la si affronta dal punto di vista delle donne”. Durante il volo che lo ha portato in Bahrein Papa Francesco è stato fotografato mentre leggeva Donne Chiesa Mondo e l’Osservatore di Strada, l’altro mensile del quotidiano vaticano. 

Chi sono “le povere”? Sono quelle da commiserare come tutti coloro (maschi e femmine) che non possiedono nulla e sono costretti ad una vita difficile e spesso dolorosa? O c’è anche una povertà che nasce dall’idea di una felicità diversa, recidendo, sì, i legami con il consumo e con il mercato, ma rivendicando nel contempo libertà di scelta, parità e uguaglianza?

Nel mese in cui cade, il 13 novembre, la VI Giornata mondiale dei Poveri, Donne Chiesa Mondo coglie l’occasione per parlare di povertà femminile. Interventi, interviste, riflessioni, storie: in tutte le testimonianze raccolte la povertà si arricchisce di valori alternativi, si colora di significati abitualmente trascurati.

La riteneva una benedizione santa Chiara, che per sé e per le consorelle chiese questo “privilegio”, come racconta lo storico Giuseppe Perta. Secoli dopo, e dopo tante altre, una giovane donna pensa la stessa cosa: suor Veronica Maria, che è stata una ballerina professionale contesa da compagnie europee, che ha fatto studi di legge brillantissimi, difende oggi la scelta della povertà come “trasgressione”, la più eversiva, “perché va controcorrente”, dice nell’intervista a Gloria Satta. Lo spiega anche suor Françoise Petit, superiora generale delle Figlie della Carità: il voto di povertà non è obbedienza a una regola ma una condotta scelta liberamente. 

E chi sono le “povere” nella Chiesa e della Chiesa? Ecco le voci di teologhe, docenti, fedeli, sacerdoti, vescovi, raccolte da Lucia Capuzzi e Vittoria Prisciandaro: sono le donne che proprio nella Chiesa vengono marginalizzate, umiliate, alle quali non si riconosce ruolo nonostante la loro fatica, cultura e intelligenza. “Povere sono le donne (quasi tutte) che, al posto giusto, un posto di corresponsabilità visibile al mondo e ai fedeli tutti, potrebbero riempire le chiese di speranza e cambiare il mondo secondo il progetto del regno e non possono farlo”, dice Maria Pia Veladiano. 

LASCIA UN COMMENTO