“Vietato parlare ai giornalisti”. Martedì 8 novembre, ore 10,30 piazzale Clodio, davanti all’ingresso del Tribunale di Roma.
Fnsi, Ordine dei Giornalisti, Usigrai, Ordine dei giornalisti del Lazio, ControCorrente Lazio, Articolo 21, Rete NoBavaglio – Liberi di essere informati, Libertà e Giustizia Lazio, Libera Informazione, GayNet, Sindacato Cronisti Romani, Associazione Stampa Romana, The Women Sentinel, InfoFuturo, Puntoacapo convocano una manifestazione contro l’applicazione del decreto legislativo 188/2021 sulla “presunzione di innocenza”, introdotto esattamente un anno prima: “La norma sta travalicando il suo obiettivo finendo per ledere un altro diritto fondamentale, la libertà e l’indipendenza dell’informazione”, dicono gli organizzatori.
corretta lettura
Gli operatori dell’informazione in Italia attendono da parte dei ministeri competenti una corretta lettura della legge, attraverso circolari esplicative che non mettano a repentaglio il diritto di cronaca. “E’ fondamentale -dicono gli organizzatori- permettere la verifica di fatti e notizie nell’immediatezza, oltretutto in un momento così delicato per la vita del Paese colpita da una crisi economica gravissima che rischia di generare grandi tensioni sociali. Ma per la paura di assumersi responsabilità o di essere ‘redarguiti’, tutti i livelli coinvolti si stanno trincerando dietro un ‘no comment’, che spesso è o sfiora la censura. Una condizione inaccettabile: chi opera in difesa dello Stato e dei cittadini deve anche essere in grado di potere interloquire con i professionisti dell’informazione i quali, ricordiamo, hanno dei doveri già sanciti dai codici deontologici”.
rilevanza pubblica
La legge prevede il “divieto alle autorità pubbliche di indicare pubblicamente come colpevole la persona sottoposta a indagini o l’imputato fino a quando la colpevolezza non è stata accertata con sentenza o decreto penale di condanna irrevocabili”. Le Procure possono organizzare conferenze stampa solo per fatti “di particolare rilevanza pubblica”, e comunque nessuna notizia può essere diffusa se non attraverso comunicati stampa approvati dai Procuratori capo (articolo 3). Il comma 3 ter vieta agli inquirenti di battezzare le operazioni con “denominazioni lesive della presunzione di innocenza”.
I cronisti romani ritengono sia assurdo che nella capitale del Paese, sede di tutte le istituzioni, a decidere cosa sia di interesse pubblico, se e cosa debba essere detto o non detto ai giornalisti sia esclusivamente una persona, un procuratore: “Se non altro per la mole di procedimenti e fatti di cronaca che avvengono a ogni ora del giorno e della notte: sarebbe umanamente impossibile”. Da anni ai giornalisti di Roma, poi, è stato sbarrato addirittura l’ingresso nel palazzo di via di San Vitale, sede della Questura. È stata chiusa e mai più riaperta la storica sala stampa.
spirito europeo
I giornalisti chiedono “il ripristino immediato di un adeguato scambio di informazioni che risponda almeno al buon senso piuttosto che alla declinazione fallata e fuorviante di una norma europea il cui spirito (che condividiamo) è stato ampiamente travisato nell’adozione legislativa italiana”. Chiedono al nuovo Governo e al Parlamento “di rivedere il meccanismo che ha portato a questo deterioramento dei rapporti, che rischia di privare tutti i cittadini e gli organi di controllo stesso (non solo a Roma, ma in tutta Italia) della conoscenza effettiva di ciò che succede nelle loro città”.
Mesi fa il presidente dell’Ordine regionale dei giornalisti aveva chiesto un incontro al Procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi, a cui non è seguita risposta.
una sola persona
Se intenzione dell’Europa era quella di rafforzare il concetto di non colpevolezza di un indagato fino alla sua condanna definitiva, l’applicazione italiana va oltre, relegando a un giudice (il solo Procuratore capo) il potere di stabilire cosa sia o meno di interesse pubblico e di rilevanza sociale. Per i cronisti sta diventando sempre più difficile anche solo verificare una notizia, eppure il diritto-dovere di cronaca è sancito dalla Costituzione e dalla Carta dei diritti europea. Così come è un diritto dell’intera comunità essere informata senza censure.
Anche le sezioni territoriali di Frosinone e Latina dell’Associazione Stampa Romana aderiscono alla mobilitazione di protesta. Martedì 8 novembre un documento verrà consegnato ai Procuratori presso i Tribunali di Frosinone, Cassino e Latina. L’appuntamento per i giornalisti che vorranno aderire è alle 9.30 presso le rispettive sedi.
(nella foto, Francesco Lo Voi, Procuratore capo di Roma)