Qual è lo scopo di permettere l’accesso all’Ordine dei giornalisti anche a tutte quelle figure professionali del web che, in un modo o nell’altro, maneggiano le notizie? Se questo diventasse possibile, se un social media manager divenisse, a tutti gli effetti, un giornalista, come si comporterebbe la deontologia professionale nei confronti dei contenuti social? 

Nel novembre 2022 il Consiglio nazionale dell’Ordine ha varato una “riforma” dell’accesso alla professione. Sulla quale il ministero della Giustizia è intervenuto con una richiesta di sospensione. 

tutor professionista

Dopo la verifica di una serie di requisiti -uno di questi è dimostrare di avere una forma di esperienza retribuita nel settore dell’informazione online-  il social media manager o chi per lui potrebbe richiedere l’iscrizione al registro dei praticanti e iniziare la formazione giornalistica vera e propria, dietro la guida di un “tutor professionista”. Si tratterebbe di una piccola rivoluzione nel campo dell’informazione italiana, utile per dimostrare la ricettività del sistema istituzionale nei confronti di cambiamenti e innovazioni tecnologiche avvenuti negli ultimi anni, ma che non sembra prendere in considerazione un altro fatto: il lavoro di un esperto di comunicazione social risponde a delle logiche diverse da quelle della deontologia giornalistica, e per questo potrebbe non esserci alcun vantaggio nell’iscrizione all’Ordine. 

peso e autorevolezza

Pensiamo a quelle realtà editoriali come Dealogando, Torcha, Factanza e Will.ita, nate appositamente per divulgare notizie e approfondimenti, su temi di attualità, solo ed esclusivamente sui social, prevalentemente Instagram. Non sono vere testate registrate ma, attraverso strategie di engagement del pubblico ben precise e un lavoro puntuale sui contenuti, hanno mano a mano acquisito peso e autorevolezza a livello giornalistico, come dimostrano i numeri dei follower: la forbice varia tra i 43, 3 mila di Dealogando, il meno seguito nel momento in cui viene scritto questo articolo, e 1.4 milioni di seguaci online di Will.ita, il più famoso. Parte della loro forza sta nella possibilità di parlare a una fascia di popolazione giovane attraverso un linguaggio agile, contemporaneo e che punta per lo più sull’impatto visivo: ognuna di queste realtà, in base alla propria linea editoriale, lavora con foto, grafiche e, dove possibile, con i video. 

lamentele degli utenti

Recentemente, una di queste pagine ha condiviso un filmato, originariamente pubblicato da un’attivista afghana, dove si vedono delle donne che vengono prese a frustate da un uomo. Nella didascalia si legge che queste donne “sarebbero state frustate per aver violato la regola dei talebani che proibisce loro di entrare nei negozi senza un tutore maschio”. Con l’aggiunta di una precisazione: “Il mese scorso il leader supremo Hibatullah Akhundzada ha ordinato ai giudici di applicare pienamente aspetti della legge islamica che includono esecuzioni pubbliche, lapidazioni e fustigazioni e l’amputazione degli arti per i ladri, come riporta Al Arabiya”. Inizialmente, il filmato non presentava l’avviso relativo alle immagini sensibili contenute, inserito solo successivamente, a seguito anche di lamentele avanzate dagli utenti nella sezione commenti del social; una mossa che, allo stato attuale, è stata sufficiente per riparare all’errore commesso.

massima attenzione

La domanda, però, è cosa sarebbe successo se al posto di un normale editor di contenuti web ci fosse stato un giornalista professionista. Data la legge sulla stampa 47/1948, l’attenzione nei confronti della pubblicazione di immagini lesive della dignità di una persona deve essere massima, pena la possibilità di commettere reato. D’altro canto, la tendenza contemporanea è quella di spingere sempre di più in direzione della foto d’impatto, del video estremamente coinvolgente a livello emotivo: solo così sembra essere possibile un ritorno in termini di attenzione del pubblico, e quindi di successo editoriale. 

Il rapporto del giornalismo “puro” con le realtà ibride sopra citate e la proposta di aprire l’Ordine ai lavoratori del web sono due elementi che mettono alla prova i confini deontologici della professione.

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