Il momento più emozionante della mattinata: quando il presidente del Consiglio dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Bartoli, ha letto i nomi dei 31 giornalisti italiani “che hanno pagato con la vita il loro impegno per raccontare verità nascoste o scomode”: Cosimo Cristina, Mauro de Mauro, Giovanni Spampinato, Giuseppe Impastato, Mario Francese, Giuseppe Fava, Mauro Rostagno, Giuseppe Alfano, Mino Pecorelli, Giancarlo Siani, Carlo Casalegno, Walter Tobagi, Graziella De Palo, Italo Toni, Almerigo Grilz, Guido Puletti, Marco Luchetta, Alessandro Ota, Dario D’Angelo, Ilaria Alpi, Miran Hrovatin, Marcello Palmisano, Gabriel Gruener, Antonio Russo, Maria Grazia Cutuli, Raffaele Ciriello, Enzo Baldoni, Fabio Polenghi, Vittorio Arrigoni, Andrea Rocchelli e Simone Camilli. Bartoli apriva l’incontro “60 anni dell’Ordine, le sfide del futuro e il dovere della verità”, alla Biblioteca Nazionale di Roma. “L’Italia detiene un triste primato in Europa -ha detto- Sono 22 i giornalisti costretti a vivere sotto scorta”. 

ecosistema digitale

Significativo anche il passaggio in cui il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha detto che, affrontando la sfida dell’intelligenza artificiale, i giornalisti dovranno comunque mantenere saldi i principi alla base della professione, il “rispetto della verità”. 

E interessante la proposta del viceministro alla Giustizia Sisto di riscrivere le norme su giustizia e informazione assieme ai giornalisti. 

Nel suo intervento Bartoli ha sottolineato il “dovere della verità”, in un ecosistema digitale che “offre enormi opportunità e rischi mai prima sperimentati. “L’informazione professionale assume una nuova centralità e il giornalista deve avere ancora più attenzione ai propri doveri: non derogare mai dalla verifica rigorosa delle fonti, attenersi alla continenza nel linguaggio, avere a cuore l’accuratezza della narrazione e praticare, sempre e comunque, il rispetto per la dignità della persona”. Ha poi passato in rassegna i principali problemi che riguardano la professione: dalle minacce -fisiche e giudiziarie- al tema della tutela delle fonti, alla questione delle intercettazioni. 

rivoluzione del web

Nel suo messaggio, Mattarella ha detto che “i giornalisti hanno una responsabilità enorme”, accentuata “dalla moltiplicazione delle fonti di informazione offerta dalla rivoluzione del web”. Il riconoscimento della funzione essenziale svolta dal giornalismo indipendente nel rendere effettivo l’esercizio delle regole della democrazia, avvenne -ha ricordato- con la legge Gonella, che regolamentava nel 1963 l’ordinamento della professione. Alla professione giornalistica anzitutto viene affidato il ruolo di espressione della libera critica secondo doveri di lealtà e buona fede. Ai giornalisti, in questo contesto, è rimesso il compito rilevante, ai fini della libera formazione delle opinioni dei cittadini, del rispetto della verità sostanziale dei fatti. Ecco il valore della definizione dell’autonomia professionale di ogni giornalista e dell’autogoverno della categoria cui viene demandata, come per ogni altro ordine professionale, la essenziale e preziosa funzione di difesa della deontologia”. E poi: “Le sfide che il mondo dell’informazione è chiamato a raccogliere, a partire dalle applicazioni della intelligenza artificiale, non possono prescindere dal rispetto dei canoni fondamentali tracciati per la professione dalla legge Gonella”.

due tipi di processo

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha detto che “se un giornalista pubblica una notizia riservata su un’indagine giudiziaria la colpa non è del giornalista, che non va incriminato né censurato. La colpa è chi consente la diffusione di queste notizie e non vigila abbastanza”. La stampa libera “è una delle colonne della democrazia. Deve coniugare la sua prerogativa con il rispetto della dignità e della libertà dei cittadini”. Il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto ha proposto di “scrivere insieme delle regole che oggi possano aprire un nuovo capitolo nei rapporti tra cittadino, informazione e giustizia”. Occorre mettere in equilibrio, ha spiegato Sisto, “tre valori costituzionali molto rilevanti: la riservatezza, il diritto di cronaca, la presunzione di non colpevolezza” . Oggi, ha detto, abbiamo di fronte “due tipi di processo: quello giudiziario e quello mediatico, che è senza difesa e senza appello. Dobbiamo fare in modo che il processo della comunicazione non sia lontano dalla Costituzione”. 

una legge che esiste

L’ex ministro della Giustizia Giovanni Maria Flick si è dichiarato convinto che “le intercettazioni siano indispensabili: sono consapevole che nessun cronista sia insensibile di fronte alla possibilità di ottenerle, sono preoccupato per il loro abuso”. 

Sulle intercettazioni “esiste già una legge che deve essere applicata con maggiore attenzione dalla magistratura, ma siamo aperti al confronto – ha spiegato il presidente Bartoli – stimolando i colleghi a un vaglio più attento”. 

Per Alberto Barachini, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, sostenere l’informazione “è un nostro dovere. Lo facciamo con i contributi diretti e indiretti e lo faremo con la revisione dei contratti per l’attribuzione dei servizi alle agenzie di stampa”. 

novemila euro

Poi, le voci di giornalisti “sul campo”. Nello Scavo (sotto scorta dopo le minacce ricevute dai trafficanti libici), ha evidenziato il coraggio di alcuni colleghi più giovani e meno garantiti in teatri di guerra: “L’assicurazione per un giornalista in Ucraina costa circa 9mila euro a settimana, molti scelgono di rischiare”. Andrea Luchetta, figlio di Marco Luchetta, ucciso mentre era inviato in Bosnia nel 1994, da poco tornato dall’Ucraina, ha detto: “E’ fondamentale raccontare l’impatto della guerra sulla vita delle persone oltre che sulla società”.

La freelance Sara Lucaroni  ha spiegato i gravi problemi che affronta chi svolge la professione senza essere garantito da una testata, soprattutto quando si ricevono querele temerarie: “Molti colleghi smettono di scrivere”. 

Professione Reporter

(nella foto, l’intervento di Carlo Bartoli)

1 commento

  1. Ho appena letto l’articolo di ” Professione reporter sul giornalismo e l’ IA , l’ Intelligenza artificiale” con l’intervento del nostro presidente della repubblica,che si è espresso affermando che Nonostante la presenza dell’Intelligenza artificiale ,nel giornalismo rimane il dovere del RISPETTO DELLA VERITÀ, della verità sostanziale, del rispetto della dignità e della libertà dei cittadini,del rispetto della persona. Sono LINEE GUIDA giuste perché sono basate su di un principio di giustizia e di lealtà.Due valori base che nella realtà odierna sono quasi sconosciuti. Prof.ssa Lidya Mustaro

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