Condannato per calunnia un ex consigliere d’amministrazione di una banca umbra che aveva querelato un giornalista.
La vicenda è stata raccontata da Senza Bavaglio ed è un esempio di “querela temeraria” che si ritorce contro il querelante.
Nel 2017 il collega Carlo Ceraso pubblica sul quotidiano online umbro Tuttoggi un articolo in cui critica Leodino Galli, ex consigliere d’amministrazione della Banca Popolare di Spoleto in quota alla minoranza della ormai fu Credito e Servizi, il cui fallimento è stato confermato anche dalla Corte di Appello di Perugia e di cui Bps detiene ormai appena il 9 per cento.
luci e ombre
“I fatti – racconta un articolo di Tuttoggi – risalgono a qualche anno fa quando il cda della Scs – dopo il ribaltone che aveva messo all’angolo il presidente Massimo Marcucci (nomina indicata dai Commissari di Bankitalia) per il più diplomatico Maurizio Hanke – indica il 75enne Leodino Galli per ricoprire il posto che spetta in PopSpoleto, interrompendo così il mandato che palazzo Koch aveva fin a quel momento affidato al dottor Pellicciotta”.
L’inchiesta di Carlo Ceraso che annuncia la scelta di Hanke & Co. “ripercorre così luci e ombre della carriera che Galli aveva svolto nell’ultimo ventennio in Scs. Tra cui un paio di ‘sviste’, come quando, siamo nel 2012, accompagnò un finanziere serbo che voleva depositare un bond da 100 milioni di euro rivelatosi una patacca.
vere e verificate
Le notizie contenute nell’articolo sono vere e verificate e anche di pubblico dominio e Galli – secondo la sentenza – lo sa. Ciononostante ritiene che ci siano gli estremi per una querela per diffamazione a mezzo stampa e sporge denuncia alla Procura contro Carlo Ceraso. La difesa, affidata all’avvocato Iolanda Caponecchi del foro di Spoleto, dimostra ben presto la correttezza della pubblicazione, tanto che Ceraso viene prosciolto su richiesta dello stesso magistrato inquirente.
Il pm Gennaro Iannarone però ritiene che quella querela sia pretestuosa e apre d’ufficio un fascicolo nei confronti di Galli che viene indagato per il reato di calunnia. Le risultanze dell’inchiesta vengono condivise dal Gip Amodeo che, dopo una breve camera di consiglio, dispone il rinvio a giudizio per il consigliere Galli.
sapendolo innocente
Galli “con atto di querela incolpava Carlo Ceraso, sapendolo innocente, del delitto di diffamazione a mezzo stampa in suo danno – scrive il Giudice per le indagini preliminari. Lo stesso Giudice, sulla vicenda del finanziere serbo, conferma che la circostanza era vera avendo provveduto Galli ad accompagnare il serbo presso la Direzione della banca in occasione del primo contatto tra le parti, in seguito interessandosi dell’esito dell’operazione, chiedendo altresì spiegazioni sulle ragioni per le quali la Banca non dava seguito ed ottenendo altresì comunicazione dell’esito negativo della operazione stessa”.
Per aver querelato il giornalista senza motivo, Leodino Galli è stato condannato a un anno e quattro mesi di reclusione con pena sospesa, oltre al risarcimento danni, da quantificare in sede civile, con una provvisionale di 10 mila euro. Al processo si sono costituiti parti civili l’Ordine nazionale dei giornalisti e la Federazione nazionale della stampa.
primo caso
L’avvocato difensore di Ceraso ha commentato: “E’ questo il primo caso del genere registrato in Italia, nel quale una cosiddetta querela temeraria si ritorce contro chi l’ha presentata. E’ significativo che il pubblico ministero abbia aperto d’iniziativa il procedimento per calunnia e non dopo una nostra denuncia”.
La difesa di Galli ha sostenuto la mancanza dell’elemento “soggettivo” del reato e si è battuta per una sentenza di assoluzione. Ma il giudice ha capito che la querela era solo un espediente per far tacere il giornalista e ha ravvisato gli estremi del reato di calunnia.
Nella sentenza è stato disposto un risarcimento di 5 mila euro ciascuno per Ordine dei Giornalisti e Fnsi.
(nela foto, Carlo Ceraso)