di GIOVANNI LANDI

In effetti si tratta di una vignetta particolarmente impietosa, quella raffigurante Elly Schlein e pubblicata dal Fatto Quotidiano lunedì 13 marzo, a firma del talentuoso artista Francesco “Frank” Federighi, matita, oltre che del giornale di Travaglio, anche di Libero e di altre testate italiane. Nel grande ritratto, basato su una fotografia scattata alla neo-segretaria del Pd durante il passaggio di consegne con Enrico Letta, la giovane politica appare quanto mai sgraziata, quasi orripilante. E infatti la polemica, o “bufera social” che dir si voglia, è arrivata puntualissima e rumorosa. 

In poche ore, in Rete sono apparse decine di commenti di sdegno contro il disegnatore, il quotidiano e il suo direttore, variamente accusati di sessismo, antisemitismo e bullismo. A firmarli sono stati normali utenti e personaggi noti. “Ma si può pubblicare una foto così? Cadono le braccia”, ha scritto il giornalista Rai Giorgio Zanchini. “Ma davvero?”, ha chiosato sconvolto il collega Luca Bottura, peraltro autore satirico. Proteste anche dalla politica, in particolare dal partito Italia Viva, acerrimo nemico del Fatto, che ha rilanciato un comunicato della senatrice Raffaella Paita dove si parla di una “squallida caricatura” e di “beceri stereotipi e attacchi personali”: “Quello di Travaglio non è giornalismo, ormai è chiaro a tutti”, si legge nella nota. Il renziano Ivan Scalfarotto ha definito la vignetta “indecente”. Particolarmente critico, poi, è stato un articolo redazionale di Open – la testata online fondata da Enrico Mentana – secondo il quale la caricatura sembra addirittura “copiata da un giornale tedesco di novant’anni fa”, in particolare per il “nasone evocativo”.

profilo adunco

Il riferimento è a quella caratteristica fisica, appunto il profilo adunco, storicamente associata agli ebrei e dunque ampiamente parodiata, ai tempi, dalla propaganda nazifascista. Elly Schlein, lo ricordiamo, è figlia di una docente italiana e di un cittadino statunitense di origine ebraica; come tale non è ebrea – la trasmissione avviene di regola per via materna – ma nonostante ciò ha subito spesso attacchi antisemiti, come lamentato da lei stessa. In una recente intervista a TPI richiamata anche da Open, ad esempio, la segretaria del Partito democratico ha rivelato come il suo naso sia “diventato due cose insieme: prima un simbolo e subito dopo un bersaglio. Si è attivato un vero e proprio esercito di odiatori che parte dal mio naso e dal mio cognome per esprimere ignobili sentimenti antisemiti”, mentre in realtà si tratterebbe di “un naso tipicamente etrusco”. In questo scenario, dunque, era quasi inevitabile che pure all’illustratore Federighi venissero associati intenti razzisti, visti anche i diversi precedenti con protagonista il collega Vauro, accusato di aver troppo marcato il naso del presidente ucraino Zelensky e, prima ancora, della parlamentare Fiamma Nirenstein, insinuazioni che il vignettista ha sempre rigettato con forza, vincendo anche una causa per diffamazione contro i giornalisti Antonio Polito e Peppino Caldarola.

figure mostruose

Nel caso di Elly Schlein, va detto che l’immagine incriminata fungeva da accompagnamento all’articolo-ritratto di Pino Corrias, firma prestigiosa. Quella di Corrias è una rubrica periodica a tutta pagina sempre arricchita dalla raffigurazione del personaggio di turno, affidata appunto a Federighi. Lo stile di “Frank” è volutamente esasperato e grottesco, volto a enfatizzare al massimo i difetti fisici degli individui, o comunque i loro tratti somatici, per creare delle figure quasi mostruose. Nel tempo, la sua feroce matita ha colpito e distorto chiunque, da Meloni a Salvini, da La Russa a Renzi, da Raggi a Fassino, da Greta Thunberg al Papa, fino a numerosi divi di Hollywood.

In tal senso, basarsi su una singola vignetta per accusare l’autore di voler ridicolizzare la presunta scarsa avvenenza di Schlein, o peggio ancora le sue origini etniche, rischia di essere quantomeno ingeneroso. Non solo: l’articolo di Corrias – maestro dei cosiddetti “ritratti al veleno” – non era poi troppo ostile alla leader democratica, visto che le riservava, accanto a blande accuse di incoerenza, una “intersezione fra la speranza e il vedremo”. Ma è tutto il Fatto a guardare con favore, per adesso, all’ex sfidante di Bonaccini, descritta come “la candidata degli elettori contro il candidato degli apparati”. Il direttore ha anche commentato con ironia il vecchio Tweet del 2013, in cui Schlein scriveva di “quel sorrisetto del cazzo di #Travaglio, che potrebbe avere solo uno stronzo che ha altri due passaporti nella tasca interna del cappotto”.

competizione interna

Certo, è possibile che nell’immediato futuro questo trattamento possa cambiare, specialmente in vista della “competizione interna” con Giuseppe Conte. Un anticipo è arrivato già lunedì 13, lo stesso giorno della vignetta, quando l’editoriale di Travaglio ha dato conto delle giravolte di Schlein sull’invio di armi in Ucraina, preannunciando maggiore severità verso l’astro nascente della sinistra.

In ogni caso, le aspre polemiche seguite alla caricatura di “Frank” sono state presto raggiunte da un’onda contraria in difesa della libertà di satira. In molti hanno gridato al “solito doppio standard dei progressisti”, pronti a indignarsi solo a ritmi intermittenti; altri hanno pubblicato altri lavori di Federighi o vecchie vignette di Forattini, celebre per il poco riguardo – per usare un eufemismo – verso la fisicità di Spadolini, Fanfani, Craxi e altri notabili del passato. In difesa del vignettista e di Travaglio è intervenuta anche Selvaggia Lucarelli, da poco tornata a scrivere per il Fatto dopo la parentesi al Domani. La giornalista e conduttrice, che per inciso è una grande sostenitrice di Elly Schlein, ha tuonato: “Leggo che da oggi chi fa caricature fa ‘body shaming’ e se ingrandisce il naso già pronunciato è anche antisemita. Siete la caricatura di voi stessi, ormai. Tra l’altro per pensare che Travaglio sia antisemita (mai lette le sue posizioni su Israele?) o ostile a Elly Schlein ci vuole parecchia fantasia”.

censura televisiva

Ed ecco che, nell’editoriale di martedì 14, arriva anche la risposta di Travaglio. Con la consueta enfasi, il direttore del Fatto definisce la polemica come propria “di quel circoletto di onanisti chiamato Twitter”, e chiarisce come la sua non sia una vera replica, perché “sarebbe come spiegare una battuta o una barzelletta a chi non l’ha capita”. Poi prosegue: “Sono i dittatori che ingaggiano i pittori di corte per farsi il ritratto autorizzato. Dove la stampa è libera, i potenti vengono sbeffeggiati dalla satira nella sua forma più bonaria: la caricatura, “ritratto che, senza abolire la rassomiglianza con la persona, ne esalta in modo ridicolo o satirico i tratti caratteristici” (Treccani). Federighi ha lavorato per varie testate, fra cui L’Espresso, caricaturando uomini, donne, Lgbt di destra, centro e sinistra”. Più avanti, Travaglio cita proprio l’esempio di Forattini, per la cui irriverenza “nessuno si scandalizzò né stupì”, e richiama gli episodi di censura televisiva contro Vianello, Tognazzi, Fo e altri: “Poi la satira sparì dalla tv (a parte Crozza sul Nove). Il Fatto, nato per dare voce a chi non ce l’ha, ne è impregnato in ogni pagina. E finisce spesso nel mirino dei censori”. Il direttore collega le proteste all’attualità: “In questa inarrestabile regressione verso l’età della pietra, fa scandalo una caricatura sulla Schlein: e non per la Schlein, ma per i suoi cortigiani. I famosi filo-semiti che esaltano il battaglione Azov. Intanto la BBC è costretta a furor di popolo a reintegrare Gary Linker dopo averlo sospeso per un feroce tweet contro il governo Sunak. Nei paesi seri anche la censura è una cosa seria. Nel paese di Pulcinella si strilla contro le caricature, anche perché un caso Lineker non ce lo possiamo permettere: qui uno come lui non verrebbe mai censurato, perché nessuno gli darebbe un programma».

I confini della satira, insomma, continuano a mostrarsi controversi e porosi, ancor più in un’epoca come la nostra, molto più “suscettibile” e attenta alle sensibilità individuali. Il fatto che le caricature sulle donne facciano molto più scalpore, poi, può avere almeno due significati: la giusta condanna verso l’eterno retaggio del maschilismo, oppure, all’opposto, l’incapacità di accettare che le donne, arrivate finalmente al potere, debbano pagare anch’esse il crudo prezzo dello scherno.

(nell’immagine, la vignetta di Federighi)

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