L’ex calciatore Daniele De Rossi ha vinto la causa per diffamazione intentata contro il direttore de La Repubblica Carlo Verdelli e i giornalisti Carlo Bonini e Marco Mensurati. L’articolo sotto inchiesta era intitolato “La rivolta di De Rossi e dei tre senatori contro Totti” e sottotitolato “Una stagione buia, il licenziamento dell’allenatore Di Francesco e il misterioso addio al capitano: ecco cosa è successo davvero”, pubblicato dal quotidiano il 30 maggio 2019. I condannati hanno presentato appello.

“L’articolo – spiega De Rossi in una dichiarazione – supponeva una fronda all’interno del club durante la stagione ed ebbe un grande impatto e creò molte polemiche, a Roma e nel mondo del calcio, vista la caratura dei personaggi, la grande, antica e comprovata amicizia tra me e Totti (divenuto dirigente), nonché il rapporto che legava me, all’epoca capitano della Roma, e il tecnico Di Francesco”. 

“ricostruzione complottista”

De Rossi aveva immediatamente contestato la ricostruzione definita “complottista” e “totalmente falsa, diffamatoria e lesiva del suo onore e della sua reputazione”, chiedendo al giornale le scuse e una immediata rettifica. Non essendo state raccolte le sue richieste, è seguita una querela per “diffamazione e lesione dell’onore e della reputazione”. 

Il Tribunale di Roma il 16 maggio 2023 ha dato ragione al giocatore, rappresentato dall’avvocato Antonio Conte e dal suo studio legale ed ha condannato il giornale, il direttore e i due giornalisti al risarcimento danni per un ammontare di 27.000 euro più il pagamento delle spese legali (circa 9000 euro).

“serenità perduta”

L’intera somma, come era già stato annunciato da De Rossi al momento della querela, in caso di vittoria, sarà devoluta all’ospedale Bambin Gesù di Roma. De Rossi ha così commentato: “È stato dimostrato che quelle ricostruzioni infamanti che mi avevano profondamente ferito e amareggiato, erano totalmente false. Nessuno mi restituirà la serenità che ho perso in quel periodo, quando sono stato accusato di comportamenti lontani anni luce dalla mia storia umana e professionale. L’unica mia consolazione è che a beneficiare del risultato di questa causa sarà il reparto oncologico del Bambin Gesù”.

L’articolo sulla rivolta di De Rossi occupava due pagine. La notizia della condanna dei tre giornalisti non ha trovato nessuno spazio su la Repubblica, né sull’edizione di carta né sull’online.

La sentenza disponeva la pubblicazione di un estratto su la Repubblica entro un mese. Ma non è successo.

“processo del secolo”

All’epoca dell’uscita dell’inchiesta e della reazione di De Rossi, Marco Mensurati dichiarò: “L’articolo si basa su documenti e testimonianze dirette. Per quanto riguarda la minaccia di querela di De Rossi aspetto serenamente la notifica della querela e vi invito tutti a quello che si preannuncia come il processo del secolo: nel senso che a quel punto avremo modo di esibire documenti che ovviamente abbiamo in tribunale e di chiamare i testimoni che non potranno mentire. Sarà molto divertente, aspetto con estrema serenità e tranquillità : temo che non arriverà sinceramente, però se dovesse accadere sarà piuttosto divertente”. Verdelli non è più direttore di Repubblica dall’aprile 2020, Bonini è vicedirettore, Mensurati ha lasciato il giornale.

(nella foto, Francesco Totti e Daniele De Rossi)

2 Commenti

  1. L’inarrestabile, degradante declino di un giornale che pure aveva ridato energia e orizzonte al giornalismo italiano e che oggi non ha più nulla da insegnare. Anzi.

    P. S.
    Mi hanno colpito gli aggettivi usati spocchiosamente da Mensurati all’epoca dei fatti e di più ancora mi colpisce il vegognoso silenzio di Repubblica sull’esito del processo. Ma è la puntuale allegoria della storia triste di questo giornale.

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