di ANDREA GARIBALDI
Cosa sta succedendo nelle redazioni del mondo con l’Intelligenza Artificiale?
I giornalisti sono come surfisti, oggi. Possono annegare o cavalcare. La seconda ipotesi è nelle loro mani. Se saranno determinati, uniti e ben rappresentati. Il giornalismo è debole di fronte alle grandi corporazioni tecnologiche, ma di fronte al potere forte dell’IA, il giornalismo può diventare più importante che mai.
Questa che è arrivata è la terza Onda. La prima -anni ’90- i computer al posto delle Lettera 32. La seconda -prima decade 2000- i social network. Adesso, l’Intelligenza artificiale, confidenzialmente IA. Con le prime due Onde i giornalisti sono finiti sott’acqua. Ma non ancora morti. Nella terza Onda sono dentro il cavo, anche se non tutti ne sono consapevoli. Le redazioni sono già invase.
Che fare?
La London School of Economics ha svolto nella primavera 2023 un’indagine -“Generating Change”- che vuole aiutare a rispondere a questa annosa domanda. Sotto la supervisione di Charlie Beckett e di Mira Yaseen, sono stati intervistati 120 editori, giornalisti, esperti di tecnologia e mediamakers in 46 paesi di 5 continenti, appartenenti a 105 redazioni di agenzie, tv, giornali, piccole e gradi, ricche e modeste. Beckett e Yaseen hanno domandato: cosa state facendo con IA?, che ne pensate? Nell’indagine sono citate tra virgolette alcune risposte, ma senza gli autori (rari casi a parte), per lasciare il massimo della libertà di espressione.
I PRESUPPOSTI. Sono tre. Primo: in nessun periodo i giornalisti -neanche nel mezzo delle altre due Onde- sono stati così sotto pressione. Economicamente, politicamente, personalmente. Secondo: ora più che mai c’è bisogno di giornalismo responsabile ed efficace. Terzo: l’IA non risolve questi problemi, anzi ne crea altri.
LA PAURA. Poco meno di metà degli intervistati ha paura. Che IA porti a una ulteriore “commercializzazione” del giornalismo. Che aumenti la polarizzazione (pensieri rigidi, senza ascolto degli altri). Che si abbassi ancora la qualità, perché IA viene usata soprattutto per velocizzare il lavoro, per allargare l’audience. Che cresca la sfiducia nel giornalismo da parte degli utenti.
LA GRANDE PAURA. Le compagnie tecnologiche hanno già preso possesso di gran parte della vita delle persone. Con l’IA si teme che accentuino la loro “driven-profit nature”, la loro natura orientata soprattutto al profitto. Che aumenti la concentrazione del potere nelle mani di pochi. Che cresca la mancanza di trasparenza.
L’ENORME PAURA. Le innovazioni tecnologiche possono creare dipendenza dalle tecnologie stesse, che le redazioni sono obbligate ad adottare. Il sistema ha caratteristiche da “black box”, si vede il suo comportamento esterno, ma il funzionamento interno è invisibile o ignoto. Dice un giornalista: “Sviluppano strumenti e tecnologie che loro vogliono che usiamo, senza prima chiederci se li vogliamo o come li vogliamo”.
DA CINQUE A UNA. Più di ogni cosa, naturalmente, i giornalisti temono che ciò che oggi viene fatto da cinque persone, domani lo farà una sola.
REDATTORI E TECNICI. I giornalisti temono anche il contrasto fra loro e i management dei media. I campi dovrebbero restare differenti. I manager devono occuparsi di come migliorare l’esperienza dei lettori, i giornalisti di come produrre articoli, video, podcast usando IA. Anche se vengono auspicati contatti e collaborazione fra giornalisti e figure tecniche.
COME USARLA. L’80 per cento degli intervistati si aspetta che IA abbia un grande ruolo nelle loro redazioni nel futuro. In quattro aree principali. Fact checking, controllo della veridicità delle notizie; personalizzazione e automatizzazione dei contenuti da inviare agli utenti; interviste per misurare orientamenti e preferenze del pubblico; generazione e riassunto dei testi. E poi trasformare le voci in testi, “pescare” velocemente ciò che serve nei documenti e nei social. Correggere bozze, creare video.
COME E’ USATA. All’Agenzia americana Bloomberg IA riassume documenti finanziari, genera rapporti, approfondisce le tendenze del mercato. Al Washington Post IA produce articoli sui risultati sportivi e relazioni sui bilanci aziendali e promuove il commercio digitale. Al Times di Londra vengono analizzati comportamenti e interessi degli utenti per inviare a ciascuno notizie personalizzate. A Czech Radio IA converte i dati in notizie leggibili. All’Agenzia Reuters vengono analizzati enormi set di dati per coadiuvare i giornalisti investigativi; viene anche verificata la credibilità delle Breaking news, vagliando dati, post e testimonianze. Al Duke Reporters’ Lab IA trova false affermazioni in discorsi, dibattiti, eventi pubblici, comparandoli con discorsi già verificati.
NORD E SUD. AI può allargare il divario fra il “Nord Globale” (Nord America, Europa, Australia, Nuova Zelanda, Giappone, Singapore, Corea del Sud) e “Sud Globale” (Africa, America Latina, parte dell’Asia). Nel Sud ci sono milioni di rifugiati, milioni in crisi economica, milioni senza accesso a Internet, milioni sottoposti alla propaganda di Stato. Qui l’adozione di IA sarà bloccata o ritardata. Open AI non sta diffondendo ChatGPT in Russia, Venezuela, Zimbawe, Cuba, Cina, Egitto.
PICCOLI E MEDI. Anche nel “mondo di sopra”, differenze fra media grandi e media piccoli e medi: questi ultimi potrebbero non avere i mezzi per integrare adeguatamente IA nelle redazioni.
LAVORO CREATIVO. Più di metà degli intervistati dicono che IA aumenterà efficienza e produttività liberando ai giornalisti il tempo per occuparsi di compiti creativi.
CONTROLLO UMANO. Importanti però sono alcune condizioni. La prima: ciò che fa IA deve essere tenuto sotto il controllo umano. La seconda: i lettori devono sapere quando e come viene usata per articoli, video, foto, podcast. E devono anche sapere come IA sa quello che sa.
FUNZIONI CHIAVE. Delineare il contesto di una storia e dare un’interpretazione sono tutto nel giornalismo. Non si può lasciare che le audience pensino che i giornalisti hanno delegato queste funzioni alle tecnologie.
COLLABORAZIONI. Molti giornalisti intervistati sperano che le società tecnologiche collaborino con i governi, le università, gli istituti di ricerca, la società civile, i media. Per far sì che le innovazioni tecnologiche siano allineate con i valori umani e i valori del giornalismo: responsabilità, equità, accuratezza, trasparenza.
ADDESTRAMENTO. Il 90 per cento degli intervistati sottolinea il bisogno di apprendere nuove competenze. Solo in questo modo IA non sostituirà i lavoratori, ma ridefinirà il ruolo dei giornalisti con nuove abilità e nuove funzioni.
IL SUCCO. Perché la gente dovrebbe rivolgersi a un media se può interrogare uno “chat bot”, un robot scrivente? Molte redazioni sono al lavoro per rispondere a questa domanda e affermare l’utilità e l’importanza del giornalismo come parte della vita politica, economica e sociale.
I SEI PASSI. Essere informati; ampliare l’alfabetizzazione riguardante IA; assegnare nelle redazioni responsabilità sullo sviluppo di IA; sperimentare con supervisione umana; elaborare linee guida; collaborare e fare rete, fra redazioni, fra Nord e Sud, fra media e università.
Brevi conclusioni che emergono da questo rapporto, “Generating Chance”. Se si vogliono moltiplicare i click, IA rande tutto più semplice. Ma c’è anche la possibilità per i buoni giornalisti di fare lavoro “umano”, con il supporto di IA, che offre la possibilità al giornalismo di reinventare se stesso.
Intanto, per esempio i giornalisti dovrebbero raccontare come IA sarà capace di aumentare i divari fra Nord e Sud del mondo. E dovrebbero seguire passo passo, con abilità investigative, gli sviluppi di IA, come su qualsiasi altro campo d’indagine del reale.