(di francesco garibaldi)
La storia del calcio è piena di fratelli che hanno condiviso la maglia dello stesso club, della Nazionale, o hanno giocato in Serie A, nello stesso o in diversi periodi. In tempi recenti, gli esempi più lampanti sono i De Boer (Frank e Ronald), Hazard (Eden e Torgan), Neville (Gary e Phil), Tourè (Yaya e Kolo), Milinkovic Savic (Sergej e Vanja), Boateng (Kevin-Prince e Jerome).
Quelli che più in profondità hanno segnato il football degli ultimi 30 anni, almeno in Italia, si chiamano però Filippo e Simone. Ieri, attaccanti di professione da valanghe di gol a tutte le latitudini; oggi, allenatori affermati in Serie A e in Europa. È in “Gli Inzaghi. Fratelli nel pallone” (Diarkos) che Francesco Pietrella, giovane firma romana della milanese Gazzetta dello Sport, ripercorre l’epopea, ancora in corso, tra l’altro, di (Super)Pippo e ‘Mone. Tra campo e panchina, i loro destini intrecciati, (proprio perché tutto torna, sempre), sembrano aver restituito al più piccolo Simone, da allenatore, la maggior gloria conquistata dal primogenito Filippo, da calciatore. Costantemente sul filo del fuorigioco.
provincia di piacenza
Alla “Buca”, nel campetto di cemento del paesino della provincia di Piacenza, gli zaini venivano sistemati a mo’ di pali delle porte, organizzando poi le squadre più equilibrate possibili. Non era facile, perché i due fratelli mori dai capelli lisci avevano “la nomea dei predestinati”, con una famiglia normalissima alle spalle.
Da lì, da quelle partitelle in strada, di cui oggi i critici del calcio moderno denunciano la scomparsa con tutte le conseguenze per il settore, gli Inzaghi hanno spiccato il volo verso i palcoscenici che contano. Anche passando da quella gavetta che non tutti i campioni, come loro si sono poi rivelati essere, hanno dovuto necessariamente passare.
Filippo (classe ’73) ha segnato 291 gol in 624 partite da professionista, fin dalle giovanili al San Nicolò. Poi Leffe, Verona, Piacenza, Parma, Atalanta, il boom alla Juventus e l’entrata nella leggenda al Milan. Ha messo in bacheca un palmares incredibile, in cui spiccano le due Champions con i rossoneri (2003 e 2007) e il Mondiale 2006 con la Nazionale.
infortuni e talento
Simone (classe ’76), tra Carpi, Novara, Lumezzane e il ritorno al Piacenza ha costruito il proprio trampolino di lancio verso la Lazio nel ’99. È riuscito però a mostrare il suo talento a sprazzi, troppo spesso falcidiato da diversi infortuni (come nelle brevi e sfortunate parentesi, negli anni, alla Sampdoria e all’Atalanta).
I due, uno ventenne e l’altro diciassettenne, sono stati seduti vicini sulla panchina del Piacenza il 21 agosto 1994 e hanno giocato in Nazionale contro l’Inghilterra nel 2000. Prima di loro, gli ultimi fratelli ad aver giocato insieme in azzurro erano stati i fratelli Aldo e Luigi Cevenini il 31 gennaio del 1915 contro la Svizzera.
La carriera del calciatore, e dello sportivo in generale, si sa, è a tempo determinato. Condividere la stessa passione, lo stesso talento, lo stesso percorso e lo stesso lavoro ha segnato il percorso di Filippo e Simone. Dal rettangolo verde fino al “confinamento” nell’area tecnica, dove gli allenatori smaniano e indicano tattiche, tecniche e consigli ai loro giocatori, la transizione – per gli Inzaghi – è avvenuta in maniera naturale. Simone, che ha smesso prima di giocare, ha costruito a Formello la sua nuova professione da allenatore, prima nelle Giovanili e nella Primavera, poi con la prima squadra della Lazio, con ottimi risultati fino al 2021. La sfida in nerazzurro all’Inter, un secondo e un terzo posto in campionato, ma soprattutto la finale di Champions di Istanbul 2023, persa contro il Manchester City.
lotta per la salvezza
Filippo, calciatore più longevo, ha invece avuto (finora) in panchina un rendimento altalenante: da rivedere alcune sue apparizioni (al Milan all’esordio, al Bologna, al Brescia) con, certo, qualche exploit come le promozioni ottenute con il Venezia (dalla Lega Pro alla B) e il Benevento (dalla B alla A). Ora la lotta per la salvezza con la Salernitana. “Il bello della storia degli Inzaghi finora risiede nel fatto – scrive nella prefazione Massimo Cecchini, firma storica della Gazzetta – risiede anche nel fatto di essere per entrambi così lontana dalla conclusione da poter immaginare per il momento qualsiasi sviluppo”.
Francesco Pietrella è giornalista della Gazzetta dello Sport dal 2019 (dove è stato assunto nel 2023), dopo aver scritto per gianlucadimarzio.com e Cronache di Spogliatoio. Nel 2022 è stato miglior giornalista under 35 di Roma: premio Unione stampa sportiva, categoria giovani.