(S.A.) Da una parte la Rai tenta di evitare altre fughe di “star”, dopo l’addio del conduttore Amadeus.

Dall’altra, il sindacato dei giornalisti Usigrai riceve in affidamento 5 giorni di sciopero, dopo un’assemblea dei Comitati di redazione e fiduciari che ha proclamato uno stato di agitazione.  

La Rai ha deciso di blindare alcuni dei suoi volti più familiari. In primo piano, Sigfrido Ranucci, alla guida di “Report”. Il rinnovo del programma è stato avviato dall’amministratore delegato Roberto Sergio, con la conferma di cinque puntate per la prossima estate. Allo stesso modo, Riccardo Iacona ha ottenuto la conferma per “Presa Diretta”, mentre trattative sono in corso con Federica Sciarelli (“Chi l’ha visto?”) per un prolungamento del suo lavoro dopo il pensionamento.

programmi d’inchiesta

Il direttore generale Giampaolo Rossi ha sottolineato l’impegno dell’azienda nel potenziare i programmi d’inchiesta, secondo quanto stabilito nel contratto di servizio. Questo impegno si riflette anche nei palinsesti estivi, dove torneranno Domenico Iannaccone, Gianrico Carofiglio e Stefano Massini su Rai3. Monica Maggioni farà il suo esordio in prima serata con “Newsroom”, mentre Massimo Giletti tornerà con uno speciale su Ustica. Su Rai2, lo sport sarà protagonista con gli Europei di calcio e le Olimpiadi, mentre su Rai1 Pino Insegno riproverà con “Reazione a Catena” e Nunzia De Girolamo torna a “Estate in Diretta” con Gianluca Semprini.

Durante la riunione del consiglio di amministrazione che ha approvato il bilancio 2023, l’amministratore delegato Sergio ha ribadito gli sforzi fatti per trattenere Amadeus, mentre Rossi ha illustrato i dettagli del suo addio e del passaggio a Discovery. Sergio ha sottolineato che, nonostante le perdite, la Rai continua a vantare un vasto pool di talenti, con oltre cento figure di spicco rispetto alle tre di Discovery.

contenimento dei costi

Il bilancio approvato è in pareggio, con una raccolta pubblicitaria superiore alle previsioni. Inoltre, si registra una riduzione dell’indebitamento, da 650 milioni a 568 milioni: risultato di un piano di contenimento dei costi e di operazioni mirate, come la cessione di una quota di Rai Way.

Per affrontare le sfide future, sono previsti ulteriori interventi, tra cui investimenti nel digitale e una razionalizzazione del personale. 

I rappresentanti dei dipendenti “esprimono fortissima preoccupazione per la situazione di stallo in cui versa l’azienda”. Lo si legge nel documento dell’Assemblea e dei fiduciari della Rai approvato con 71 voti favorevoli, 8 contrari e un astenuto mercoledì 17 aprile. La nota prosegue: “Mentre da un lato si registra la fuga di alcuni dei volti noti della Rai verso altri competitor con inevitabili ripercussioni anche sugli ascolti e sui bilanci aziendali, dall’altro non si difende l’autonomia del Servizio Pubblico dalla politica: il Servizio Pubblico non può essere il megafono dei partiti. Una presa di posizione del sindacato che ha avuto eco anche al di fuori dei confini nazionali: è indispensabile una missione internazionale sulla libertà di stampa nel nostro paese”.

informazione assente

Cdr e fiduciari affermano che l’informazione risulta la grande assente nel Piano Industriale: “Non esistono linee guida sull’impatto che la trasformazione in digital media company avrà sul settore giornalistico”. Nei gruppi di lavoro “Ottimizzazione offerta editoriale” e “Evoluzione competenze ed interventi organizzativi” non ci sono giornalisti “e per ora gli unici interventi, calati dall’alto senza alcun confronto con il sindacato, sono quelli che prevedono lo smembramento della Radio, con GR Parlamento e la redazione sportiva che verrebbero assegnati rispettivamente a Rai Parlamento e Rai Sport, svuotando di fatto Radio1 dalla sua vocazione all news basata su informazione e sport”.
Il documento si concentra poi sul “mancato rispetto degli accordi sindacali sugli organici della testata giornalistica regionale e di mancato turn over nelle testate nazionali. Sono oltre 100 le uscite non sostituite negli ultimi anni. E tutto questo con continui tagli al budget per le troupe e la mancanza di risorse per procedere alla stabilizzazione dei colleghi precari che lavorano nei programmi”.

Cdr e fiduciari sottolineano che la Rai “abbia più volte ribadito di non voler procedere ad una selezione pubblica, l’unica che permette un accesso trasparente in azienda”.

(nella foto, Sigfrido Ranucci)

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