(S.A.) “Porta a Porta” (Rai 1) è finita in una tempesta di critiche, dopo la puntata di giovedì 18 aprile dedicata all’aborto: tutti e sei gli ospiti in studio erano uomini. Più il conduttore Vespa, sette.
Sei uomini Alessandro Zan (Pd) Zan, Giovani Donzelli (FdI), Antonio Noto, Mario Sechi, Federico Rampini e Tommaso Labate (più Vespa) hanno discusso di un argomento legato ai diritti delle donne.
I membri del Partito Democratico della Commissione di vigilanza Rai hanno definito l’incidente “gravissimo”. Hanno sottolineato come la presenza esclusivamente maschile contravvenisse ai principi di parità di genere sanciti nel Contratto di Servizio Rai e abbia un impatto negativo sulla credibilità dell’azienda pubblica radiotelevisiva italiana.
La presidente della Rai, Marinella Soldi, ha richiamato Vespa al ruolo fondamentale del servizio pubblico, soprattutto su questioni così sensibili e rilevanti per il corpo delle donne. La redazione di Porta a Porta ha sostenuto che le donne erano state invitate -tre parlamentari del Pd, una direttrice di giornale – ma erano risultate indisponibili, e ha precisato che l’aborto era solo uno degli otto temi trattati durante la trasmissione.
Vespa ha replicato: “Non può essere insensibile alle presenze femminili chi da direttore del Tg1 affidò a tre donne la conduzione delle 13.30. Al di là della circostanza specifica, che credo di aver ampiamente chiarito, ho ricordato che la reputazione di Porta a Porta nasce dall’ospitare politici molto rappresentativi. Ebbene ci sono soltanto 5 donne (Pd e M5S) su 18 presidenti, vicepresidenti e presidenti dei gruppi parlamentari dei primi 5 partiti. In ogni caso faremo il possibile per garantire alle donne il ruolo che meritano”.
In realtà in studio c’erano donne, ma tra il pubblico. E poi una dottoressa e una donna incinta che si sottoponeva a un’ecografia, ritratte in una gigantografia sullo sfondo.
Da qualche anno la Rai si è fatta portabandiera italiana della campagna europea “No Women No Panel”, per garantire una presenza paritaria nei talk e nei dibattiti pubblici. L’impegno è stato sottoscritto un anno fa dalla presidente Soldi.