E così il 30 di aprile Massimo Martinelli ha lasciato via del Tritone. Può essere un difetto di memoria, ma è stato l’unico giornalista italiano a entrare ragazzo in una redazione e a uscirne, 38 anni più tardi, da Direttore. Il giornale è Il Messaggero e dal 1° maggio 2024 Martinelli è in pensione senza aver mai vestito una casacca diversa. Qualcuno, che pure ha passato molti anni a via del Tritone 152, ha suggerito: il Totti del giornalismo.
Un’altra caratteristica che resterà nella storia del giornalismo italiano è la grande festa di saluto che ha segnato l’ultimo giorno di Martinelli al Messaggero. Non capita con tutti i Direttori. Con foto (accanto a sua moglie, Elena Valenza) sotto la tettoia liberty dell’ingresso dell’ex Hotel Select, e tanta parte della redazione alle spalle. Con la stampa di una copia ad personam del Messaggero che titola “Vado al Massimo”.
identità ricordata
Alvaro Moretti, Vicedirettore dal 2018 ha scritto in un post: “Massimo Martinelli, dopo 38 anni vissuti tutti a via del Tritone, saluta @ilmessaggero.it e lascia la direzione ad @a.barbano61_Mi è piaciuto dare una mano ad @zubeyondtheclouds e @diamara per organizzare una festa che è stato un grazie di Massimo alle persone a cui ha chiesto #Molto e moltissimo nei suoi 4 anni di direzione e una bella occasione per tutti quelli che lavorano al Tritone per sentirsi parte di qualcosa, un’identità, che Martinelli ha ricordato ogni giorno da Direttore”.
Massimo Martinelli, è nato a Roma 62 anni fa e qui ha sempre vissuto. Figlio di Roberto Martinelli, grande cronista giudiziario del Corriere della Sera, ha iniziato a collaborare con Il Messaggero nel 1986, subito dopo aver conseguito la laurea in Giurisprudenza. Erano lui e Fiorenza Sarzanini, figlia di Mario Sarzanini, grande cronista giudiziario dell’Ansa, oggi Vicedirettrice del Corriere della Sera, i due “cuccioli” che la prestigiosa redazione degli anni ’80 e ’90 allevò con cura e attenzione, senza nemmeno troppe carezze.
grandi processi
Nel 1988 Martinelli è stato assunto come redattore e nel 1990 è diventato giornalista professionista. Negli anni, è stato responsabile della Cronaca giudiziaria e si è occupato di Brigate Rosse, di Tangentopoli, delle stragi del 1992 di Capaci e via D’Amelio, a Palermo. Ha collaborato con Rai 1, Rai 2 e Rai 3. Ha scritto “La palude. Gli sprechi, le assurdità, gli eccessi, che paralizzano la giustizia italiana” (2008). Ha ideato e condotto per otto anni la rassegna teatrale “I grandi Processi”, al festival dei Due Mondi di Spoleto e poi all’Auditorium Parco della Musica a Roma. Nel 2013 è diventato Capo della Cronaca di Roma del Messaggero. Nel 2016 è stato nominato vicedirettore di Virman Cusenza. Dal luglio 2020 l’editore Caltagirone lo ha indicato come Direttore. Fino al 30 aprile 2024. Non tutti lo hanno amato, ma certamente è stato il Direttore più addentro a fatti, abitudini, riti, debolezze e primati del Messaggero.
pescare notizie
Nei moltissimi corsi, convegni, dibattiti sul giornalismo a cui ha partecipato negli ultimi anni ha sempre rivendicato -anche di fronte all’incedere inquietante dell’Intelligenza artificiale- il primato del giornalismo che va, vede, racconta. E soprattutto pesca notizie che nessun altro sa. Il suo articolo di saluto, uscito il Primo maggio, comincia così: “Mi mancherete, voi lettori. Per quattro anni vi ho cercati con lo sguardo alle fermate dell’autobus, nei bar la mattina, negli uffici, negli studi professionali. Chiunque avesse per le mani una copia del Messaggero diventava una bussola…”.
Al posto di Martinelli dal Primo Maggio, nella bellissima stanza ad angolo del primo piano con vista su via del Tritone e via del Traforo, c’è Alessandro Barbano, che al Messaggero era stato per tredici anni dal 1999 al 2012.
Professione Reporter
(nella foto, immagini della festa di saluto di Massimo Martinelli)
Come si dice? Comprereste un’auto usata da quest’uomo? Ebbene, a me è capitato di acquistare da Massimo, negli anni Ottanta, la sua Volkswagen Passat veloce e blu notte. Inaugurata subito per andare da Roma nelle mie Dolomiti con figliolo ben legato alle cinture e molto divertito dal “macchinone”. La VW è durata molti anni, ho fatto bene a fidarmi di Massimo (anche) in questa occasione. E ora, Massimo, tocca a te venirmi a trovare: da queste parti si va in bici, però. Abbraccio.
Bellissima testimonianza.