Il numero di Donne Chiesa Mondo uscito sabato 5 luglio parla di cinema (e un po’ di teatro). Della evoluzione della settima arte nel modo di rappresentare i temi religiosi o spirituali, da quando le donne hanno assunto un ruolo diverso nella società, nella cultura, nella Chiesa. Titolo di copertina, “Al cinema con Maria”.

Per il mensile femminile dell’Osservatore Romano, curato da Rita Pinci, lo sguardo femminile, in taluni casi apertamente femminista, di registe e attrici ha contribuito a ridefinire il rapporto tra donne e fede, attraverso narrazioni potenti e innovative. Come scrive la giornalista cinematografica Gloria Satta nella sua inchiesta, ha aperto la strada a una riflessione, anche da parte maschile, su come le donne raccontano la sfera del sacro.

Centrale la figura di Maria. Sul grande schermo la madre di Gesù esce già dal cliché devozionale con registi come Roberto Rossellini e Pierpaolo Pasolini. Ma oggi l’immagine cinematografica della Madonna sfida le convenzioni tradizionali, in un modo che non può prescindere dalle riletture bibliche delle teologhe e dalle nuove idee del femminile. Così nel “Vangelo secondo Maria”, il film di Paolo Zucca con Benedetta Porcaroli, tratto dal romanzo di Barbara Alberti.

Non è questione solo di figura Mariae, che Renato Butera, docente di Cinema e linguaggi cinematografici all’Università Salesiana di Roma, ritrova in molti film degli ultimi anni, ad esempio “Million dollar Baby” di Clint Eastwood o “Tree of Life” di Terrence Malick, e anche in “Edward mani di forbice” di Tim Burton . È la rappresentazione di sante, fedeli, religiose che esce da antichi stereotipi. Film come “Agnese di Dio” o “The Magdalene Sisters” sono testimonianze di una realtà femminile spesso ignorata, talvolta nascosta, e raccontano la sofferenza e la resilienza delle donne in un contesto religioso repressivo. Lo sottolinea la giornalista Vittoria Prisciandaro, che ha intervistato suor Patrizia Rossi, attiva  nei Cinecircoli giovanili socioculturali salesiani.

La spinta delle donne ha ampliato il concetto di sacro al cinema, de-costruendolo quando necessario e includendo elementi di spiritualità laica e quotidiana. Come ha fatto Liliana Cavani, la cui carriera di regista è caratterizzata da una continua esplorazione del sacro e del profano (tre film su san Francesco). La giornalista Emanuela Genovese la intervista, in parallelo con Susanna Nicchiarelli (suo il film “Chiara”, presentato a Venezia due anni fa). Come fa Alice Rohrwacher, regista che affronta  i temi della spiritualità e della sacralità con sensibilità, ponendo al centro delle sue storie personaggi femminili complessi: ne parla don Davide Milani, direttore della Rivista del Cinematografo.

C’è anche la voce di due attrici, interpreti della Madonna a teatro: Galatea Ranzi, che ha portato in scena il monologo “In nome della madre”, tratto dal libro di Erri De Luca e Michela Cescon, protagonista di “Il testamento di Maria”, tratto dal romanzo di Colm Tóibín.

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