Il lavoro di fotogiornalista “è basato sull’anticipazione”. 

Parola di Evan Vucci. 

Quando c’è un evento drammatico, come l’attentato a Trump di domenica 14 luglio, quando si sentono spari e non si sa bene cosa può accadere, di solito tutti scappano nella direzione che ritengono più lontana dalla fonte di pericolo. Il fotogiornalista, invece, si lancia verso la vittima, corre verso la scena, dove arrivano i colpi. Se è bravo e fortunato, effettua lo scatto che diventerà celebre. 

Vucci, un uomo con la faccia da attore e il fisico da atleta, è l’autore dello scatto che tutti hanno visto: Donald Trump con la faccia insanguinata, circondato dagli agenti della sicurezza, stringe il pugno chiuso, mentre urla per molte volte “Fight!”; sullo sfondo, una bandiera a stelle e strisce, in un cielo limpido. E’ stato subito chiaro che questa foto sarebbe entrata fra le immagini della storia. Foto che darà la vittoria a Trump o -meno probabilmente- gliela toglierà.

lezione di fotogiornalismo

Vucci è il responsabile di Ap Image, il dipartimento fotografico della agenzia di stampa americana Associated Press. In Cina quella foto l’hanno già stampata su magliette, per invadere il mercato dei fan del candidato Presidente. Vucci è un fotografo molto noto: nel 2021 vinse il Premio Pulitzer, insieme ad altri colleghi della Ap. Grazie ai loro racconti per immagini delle proteste scoppiate in America dopo l’uccisione di George Floyd, l’afroamericano soffocato dagli agenti a Minneapolis nel maggio del 2020.

A Helen Sullivan del quotidiano inglese The Guardian, Vucci ha raccontato come ha realizzato lo scoop. E’ venuta fuori una specie di lezione di fotogiornalismo: “Ho sentito gli spari. Così sono corso sul palco mentre gli agenti dei servizi segreti stavano iniziando a coprire il presidente Trump. Stavano salendo sul palco da tutte le direzioni diverse e gli stavano addosso. Sono andato davanti, a lato del palco e ho iniziato a fotografare tutto quello che potevo”. Vucci ha seguito centinaia di manifestazioni come quella in Pennsylvania domenica. “Sono arrivati ​​altri agenti -dice ancora- e quella che sembrava essere una squadra Swat (unità antiterrorismo e antisommossa). Ho iniziato a pensare, ok, cosa succederà dopo? Dove andrà? Dove devo essere? Dove devo stare? Cosa succederà?”.

capelli e mano destra

Il suo lavoro, dice Vucci, “è incentrato sull’anticipazione”. 

Vucci ha cominciato a pensare al percorso di evacuazione. Sarebbe stata dall’altra parte del palco, la via più veloce per raggiungere il Suv di Trump. Si è posizionato sulle scale, vicino al palco. Il compito degli agenti dei servizi segreti è “impedire che Trump venga visto”, racconta. Trump si è alzato e gli agenti stavano ancora cercando di coprirlo, ma Trump “stava lottando per raggiungere il fronte”. Un audio rivela che mentre era circondato da agenti dei servizi segreti, Trump ha chiesto prima di recuperare le scarpe. “Ok. C’è una scarpa -ha detto un agente- Dai, prendiamo la scarpa. “Quindi Trump ha detto: “Aspetta, aspetta, aspetta aspetta”. Si è toccato i capelli, ha allungato la mano destra attraverso la barriera formata dagli agenti dei servizi segreti e ha alzato il pugno. Facendo una smorfia, ha gridato: “Combatti! Combattimento! Combattimento!”. 

invio automatico

Vucci dice che “è rimasto un po’ sorpreso” quando Trump ha alzato il pugno, ma c’era solo una cosa che gli passava per la testa: “Rallenta, pensa, componi. Rallenta, pensa, componi”.

La fotocamera di Vucci era collegata a un hotspot e inviava automaticamente le fotografie al suo editore mentre le scattava. “Continua a inviare”, gli diceva il suo editore.

Una volta che Trump se ne fu andato con il Suv, Vucci e altri fotografi sono stati trascinati in una tenda. Non avevano segnale sul cellulare, quindi è stato solo circa 45 minuti dopo, quando Vucci è emerso in un parcheggio vuoto, che ha visto la sua foto per la prima volta, sui social media.

emozioni forti

“Il bello della fotografia è che due persone possono vedere la stessa identica immagine e avere una reazione completamente diversa.” Ma ciò che la rende così sorprendente è “il sangue sul viso, è la bandiera, il pugno alzato”. “In quell’immagine si verificano molte emozioni forti, e penso che sia ciò a cui le persone reagiscono.”

Afferma Carly Earl, photo editor del Guardian Australia: “Spesso, i fotografi che si occupano delle ultime notizie non sanno di aver scattato una fotografia perfetta, ma come editore, quando la vedi, pensi ‘Jackpot’. La foto di Vucci ti riconduce dentro, quasi come un vortice. Il volto di Trump è ciò da cui sei costantemente attratto, ma poi l’azione intorno a lui è come una cornice. La composizione è fantastica”.

qualcosa di strano

C’è profondità di campo, tutti i volti sono nitidi e quindi si coglie ciò che ciascuno esprime, non solo Trump. Il braccio in basso a destra dell’inquadratura mostra allo spettatore che c’è dell’azione in corso attorno all’inquadratura, fuori dalla vista.

L’Atlantic l’ha definita “innegabilmente una delle più grandi composizioni della storia della fotografia statunitense”, mentre un giornalista esperto del New York Times ha affermato che è “l’apice del fotogiornalismo. Un’immagine perfettamente incorniciata e composta di notizie storiche dell’ultima ora”.

Tucci segue Trump da otto anni: “Quando ti occupi di politica -dice- può succedere qualcosa di strano in qualsiasi momento”. Ma ci sono anche molte ripetizioni. “Ogni giorno è quasi uguale: un leggio, un politico che parla. Quindi cerchi costantemente di capire come fare le cose in modo diverso”.

“La prossima, la Prossima”

Vucci ha coperto le guerre in Iraq e Afghanistan, così come le presidenze Trump e Biden. Quando gli viene chiesto di quale tra le migliaia e migliaia di foto sia più orgoglioso, ride: “La prossima, la prossima”.

Ci sono altre immagini che hanno immortalato la giornata dell’attentato a Trump e che rimarranno: ha impressionato tutti la foto presa sotto il palco di Trump, del candidato e della scia del proiettile che lo colpirà dopo qualche frazione di secondo. E’ stata scattata da Doug Mills, un fotografo che lavora al New York Times da tanti anni e sta coprendo la campagna di Trump.

Infine, l’immagine dello sparatore, un frame di un video amatoriale che mostra Thomas Matthew Crooks, il ventenne di Bethel Park, accasciato immobile accanto al suo Ar 15 sul tetto di un edificio da dove ha tentato di uccidere Trump, subito dopo essere stato freddato dai cecchini del Secret Service.

(nella foto, l’immagine di Trump dopo l’attentato ed Evan Vucci)

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