L’Agcom ha stabilito la cifra dell’equo compenso che Microsoft deve versare al gruppo Gedi (editore di la Repubblica e La Stampa) per aver pubblicato sul motore di ricerca Bing articoli ripresi gratis dai giornali. L’ammontare del compenso è di 780mila dollari (730mila euro) per il biennio 2021-2022. Microsoft deve dunque versare a Gedi questa cifra per l’uso online delle pubblicazioni di carattere giornalistico del gruppo editoriale su motore di ricerca Bing.

Si tratta del primo provvedimento di questo tipo adottato dall’Autorità, in applicazione del regolamento di cui si è dotata a gennaio 2023. La notizia è clamorosa. L’Autorità impone a una piattaforma di riconoscere una giusta retribuzione a chi produce contenuti. Le piattaforme sono abituate da sempre a copiare gli articoli dei media di tutto il mondo, corredandoli di pubblicità, senza dare in cambio niente. Sostenendo che gli editori beneficiano del traffico generato a loro favore dalle piattaforme stesse.

profitti miliardari 

Il caso su cui si è pronunciata l’Autorità per le comunicazioni riguarda il gruppo Gedi versus Microsoft, ma la decisione può costituire un precedente che interessa tutti gli organi di informazione e tutti i grandi attori dell’hi-tech, come Google e Facebook. Lo storno di una piccola parte dei profitti miliardari delle piattaforme potrebbe andare a retribuire il lavoro giornalistico e risollevare l’editoria dalla crisi che attraversa anche a causa dell’avvento dell’informazione gratuita online. Un problema conseguente è il riconoscimento da parte degli editori di una quota dei compensi delle piattaforme direttamente ai giornalisti che hanno prodotto gli articoli. Alla base di questo contenzioso c’è la direttiva europea del 2019 sul diritto d’autore, recepita in Italia nel dicembre 2021.

“Si tratta del primo provvedimento adottato da Agcom che coinvolge un prestatore di servizi della società dell’informazione diverso dalle imprese di media monitoring e rassegne stampa”, scrive l’Autorità in una nota.

ricavi pubblicitari

Agcom ha valutato le proposte economiche formulate dalle parti e ha ritenuto che nessuna di queste fosse corretta. Ha di conseguenza determinato in autonomia l’equo compenso spettante a Gedi.

Con questa decisione, Agcom si è espressa anche sulla definizione di “estratto molto breve”, stabilendo che se una piattaforma pubblica la sintesi di un articolo prodotto da un media, deve lo stesso riconoscere un compenso.

“L’equo compenso dovuto agli editori è calcolato sulla base dei ricavi pubblicitari del prestatore derivanti dall’utilizzo online delle pubblicazioni di carattere giornalistico dell’editore, al netto dei ricavi dell’editore attribuibili al traffico di reindirizzamento generato sul proprio sito web dalle pubblicazioni di carattere giornalistico utilizzate online dal prestatore. A tale base di calcolo si applica un’aliquota fino al 70%”, scrive Agcom.

numero di giornalisti

L’aliquota è stata determinata sulla base dei seguenti criteri:

  • numero di consultazioni online delle pubblicazioni (da calcolare con le pertinenti metriche di riferimento);
  • rilevanza dell’editore sul mercato (audience on line);
  • numero di giornalisti, inquadrati ai sensi di contratti collettivi nazionali di categoria;
  • costi comprovati sostenuti dall’editore per investimenti tecnologici e infrastrutturali destinati alla realizzazione delle pubblicazioni di carattere giornalistico diffuse online;
  • costi comprovati sostenuti dal prestatore per investimenti tecnologici e infrastrutturali dedicati esclusivamente alla riproduzione e comunicazione delle pubblicazioni di carattere giornalistico diffuse online;
  • adesione e conformità, dell’editore e del prestatore, a codici di autoregolamentazione (ivi inclusi i codici deontologici dei giornalisti) e a standard internazionali in materia di qualità dell’informazione e di fact-checking;
  • anni di attività dell’editore in relazione alla storicità della testata

“Per ciascuno dei menzionati criteri sono state applicate delle percentuali calcolate in base a quanto previsto dalla Nota metodologica, che fornisce indicazioni di dettaglio sui diversi elementi che compongono il modello di calcolo cui si attiene Agcom per la valutazione della conformità delle proposte economiche delle parti o per la definizione dell’ammontare dell’equo compenso”, dice la nota dell’Autorità.

voto contrario

Ha espresso voto contrario la commissaria Elisa Giomi, la quale pur riconoscendo la “portata storica” della decisione, ritiene che “il risultato ottenuto non sia all’altezza dell’impresa”.

“Il primo problema -spiega Giomi- è il precedente che si crea con l’equiparazione tra estratto molto breve e pubblicazione giornalistica integrale. La direttiva europea esenta gli estratti brevi dal pagamento dell’equo compenso mentre Agcom arbitrariamente lo applica in considerazione di presunte mutate abitudini di consumo che avrebbero ormai sostituito la lettura dell’articolo originario con la sua sintesi. Il secondo è che l’equo compenso non è calcolato in base all’effettivo utilizzo dei brevi estratti, che Agcom non ha individuato né quantificato, ma attraverso una stima dei ricavi pubblicitari del motore di ricerca”.

Microsoft potrà fare ricorso.

La Segretaria Fnsi Alessandra Costante ha parlato di decisione “epocale”. Ha detto che è stato riconosciuto “il valore del fattore umano”, l’importanza del lavoro giornalistico. Ha aggiunto che la nuova disciplina del diritto d’autore attraverso l’equo compenso dà la possibilità di portare nuovi guadagni anche ai singoli giornalisti. Fnsi ne terrò conto nel rinnovo del Contratto nazionale di lavoro.

(nella foto, Giacomo Lasorella, Presidente Agcom)

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