Lite con il difensore Gianluca Mancini. Contrasti con l’amministratore delegato Lina Souloukou. Rissa con il centrocampista Bryan Cristante. Nel giro delle prime due partite di campionato della Roma. Protagonista, sempre l’allenatore Daniele De Rossi. Che il 31 agosto, nella conferenza stampa alla vigilia di Juventus-Roma, ha detto: “L’unica cosa veramente accaduta è una discussione -non una rissa- con Bryan Cristante”. E ha annunciato querele.

Dice de Rossi riguardo a Cristante: “Abbiamo discusso per 10 secondi senza far volare parole grosse. Una discussione normale che è stata fatta passare per una rissa con io che avevo picchiato lui e viceversa. E’ grave perché la discussione era vera e qualcuno gli ha voluto dare una sfumatura diversa. Quindi mi tocca querelare. È stato detto che io ho messo le mani addosso a un giocatore e non è una cosa normale. Qui se ne inventano tante, ne ho sentite anche di peggiori e non va bene”. 

“polpetta avvelenata”

Poi, sulle liti con Souloukou e Mancini. “E’ stato scritto che prima dell’Empoli ho litigato con Lina, ma io non l’avevo neanche vista. È stato scritto che ho  litigato con Mancini: magari è stata data una polpetta avvelenata, però potevi verificare. Con Cristante ho discusso, con Mancini non ho mai litigato. Non l’avevo neanche letta e me l’ha fatta leggere lui. Quando parlo di querele parlo di qualcuno che dice che metto le mani addosso ai giocatori”. 

Poi, più specificamente sul giornalismo: “Il vostro lavoro è dire quello che è successo, trovare qualche scoop, lo capisco. Ma se li inventate non ho difesa e chi li legge fuori ci crede. Non facciamo il bene mio e della società. Non stiamo aiutando la Roma se ci inventiamo le cose gravi. L’unica vera era lo scontro con Bryan durata 20 secondi. Ne ho viste oltre 100 peggio. Il giorno dopo ci siamo abbracciati ed è stata trasformata in una rissa. Per me è tanto grave”.

“uniti e concentrati”

La lite con Cristante è stata lanciata da Rai Sport e RaiNews e poi ripresa (quasi sempre citando le fonti) da tutti i principali giornali e radio. La lite con Mancini è stata data da la Repubblica. Mancini, secondo la ricostruzione, avrebbe contestato la scelta di De Rossi di lasciare fuori Dybala nella partita contro il Cagliari. Il calciatore sui social ha replicato: “Mi dispiace molto leggere la ricostruzione di oggi. Non ho mai messo in discussione le scelte degli allenatori e non intendo farlo. Non c’è stata alcuna discussione con il mister. La Roma è una cosa seria e noi la trattiamo con rispetto e siete pregati di fare lo stesso, senza inventare episodi mai accaduti, solo per mettere confusione intorno alla Roma. Siamo dispiaciuti per questo avvio di stagione, ma siamo uniti e concentrati per la partita di Torino”.

“Divergenze sul mercato”

La notizia sulla lite con Souloukou è stata pubblicata su vari organi di informazione: “Sembra che l’allenatore della Roma De Rossi, il Ceo Souloukou e in generale la società abbiano avuto divergenze per quanto riguarda il mercato e la prestazione della squadra. Da quanto esce da Trigoria sembra che il tecnico giallorosso De Rossi e la società abbiano avuto forti divergenze su mercato e prestazioni della squadra”.

La Direzione di Repubblica ha scritto sul giornale: “L’allenatore della AS Roma, Daniele De Rossi, nella conferenza stampa, ha attaccato personalmente il nostro giornalista Marco Juric, contestando un articolo da lui scritto. Alla richiesta di chiarimenti da parte di Juric sull’improvvisa aggressione verbale, l’allenatore ha replicato: ‘Non puoi pensare che nessuno si stranisca se scrivi una cosa che non è vera’. Legittimando di fatto un’ondata di insulti sui social che stava arrivando proprio in quelle ore contro il nostro reporter. Tutto ciò costituisce una violazione delle regole che garantiscono la libertà di informazione. E’ legittimo da parte di De Rossi, e di chiunque, smentire un articolo, se riporta notizie non corrette, e spetta al giornale in questione pubblicare la correzione. Ma non è legittimo attaccare personalmente e pubblicamente un giornalista, indicandolo come se fosse un nemico pubblico, esponendolo ad una sorta di gogna digitale. Fino a questo momento avevamo assistito a tali aggressioni contro i giornalisti da parte di esponenti della vita politica, dispiace davvero che a ripeterli sia l’allenatore di una grande società di Serie A, che rappresenta la capitale”.

pubblica piazza

E il Comitato di redazione di Repubblica: “Se l’allenatore dell’As Roma Daniele De Rossi non si riconosce in un articolo di Repubblica, ha tutto il diritto di replicare, di dire la sua, eventualmente smentire le notizie riportate. Il confronto, anche conflittuale, tra chi racconta realtà complesse come quella del mondo del calcio professionistico e i suoi protagonisti c’è sempre stato. La questione che ci preoccupa è un’altra: Daniele De Rossi dovrebbe evitare di additare cronisti –di qualunque testata– alla pubblica piazza, giustificando gli insulti e campagne di ‘odio’ via social. Mai come in questi tempi occorrono comportamenti che siano ‘educativi’, soprattutto da parte di chi ha grande visibilità. E non il contrario”.

informazioni blindate

Da alcuni anni le squadre di calcio più importanti hanno blindato le informazioni. I giornalisti possono avere contatti con giocatori, staff tecnici e dirigenti solo quando la società decide e solo con chi la società decide. In questo clima è più facile che fioriscano false informazioni, che rimbalzano da un media all’altro senza controlli.

De Rossi è molto schietto nelle conferenze stampa, cerca di non rifugiarsi nelle formule di rito e nelle banalità, ma lo scorso aprile a un certo punto riprese i giornalisti proprio  sulla base di un giudizio gonfiato sull’allenatore del Milan, Pioli. Nel 2021 invece De Rossi querelò Carlo Bonini e Marco Mensurati de la Repubblica per la ricostruzione di una rivolta di De Rossi contro Totti e l’allenatore Di Francesco: il giudice ha dato ragione all’attuale allenatore della Roma.

(nella foto, Daniele De Rossi)

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