di ANDREA GARIBALDI

Ha suscitato un certo interesse il pezzo di Professione Reporter sulle vacanze di Giorgia Meloni blindate nei confronti dei giornalisti e sui superstiti dello yacht Bayesian blindati nei confronti dei giornalisti. Il titolo era “Vacanze di Giorgia e naufragio Bayesian, due operazioni contro il giornalismo”. L’articolo ha avuto oltre trentamila contatti. Perché? 

tante lettere

Una prima risposta è: perché ha suscitato avversione. Si dovrebbe pensare, a giudicare dalle (tante) lettere inviate a Professione Reporter sul tema. “E’ giornalismo spazzatura. Pieno di curiosità malsana e votato al gusto dell’orrido e dello squallore”, dice una. “Uno ha ben il diritto di farsi le ferie in pace senza giornalisti guardoni e polemici”, dice un’altra. Ancora: “Ma è democrazia sapere cosa fa in vacanza la Meloni? Cazzate!”. “Siete patetici con la vostra lamentela perché la Presidente del Consiglio, durante le sue meritate vacanze, non vi ha fatto entrare nella sua privacy. Vergogna, sciacalli e non giornalisti”. “Se voi giornalisti volevate incontrare i membri dell’equipaggio del Bayesian, sarebbe bastato sborsare i 500 euri giornalieri per soggiornare al Domina. Li avreste sprecati perché essi vi avrebbero semplicemente detto che non vogliono dirvi nulla. Oppure volete una legge che obblighi le persone a parlare con i giornalisti?”. “Se la stampa elaborasse sempre correttamente le notizie, forse i protagonisti informerebbero maggiormente”. “Perché non aggiungete pure il caso Sharon. Visto che ci siete? Il vostro non è giornalismo ma morbosità”.

insufficiente chiarezza

Altri hanno invece approvato l’articolo, ma sono stati più riservati. Proprio per l’interesse risvegliato cercheremo qui di spiegare meglio cosa intendevamo dire, dato che potrebbe esserci una terza categoria di lettori, coloro che non hanno ben compreso il tema dell’articolo, per insufficiente chiarezza dell’autore. 

Inoltre, il tema dell’articolo offre la possibilità di affrontare alcuni discorsi sul giornalismo attuale, che preme sottoporre all’attenzione di tutti gli interessati. 

diritto alle vacanze

Giorgia Meloni ha diritto come tutti gli umani alle vacanze. A vacanze rilassanti dopo mesi di lavoro intenso. Addirittura, secondo noi, ha diritto di sparire per tre giorni ai radar della stampa, per sentirsi una cittadina comune che trascorre ore spensierate con sua figlia e i suoi amici. E’ altresì diritto dei giornalisti stazionare fuori dalle mura della masseria scelta da Meloni, aspettare se qualcuno esce, fare domande in giro, scoprire quanto costano le stanze. E anche contattare Meloni o membri dello staff per chiedere reazioni a ciò che nel frattempo accade in Italia e nel mondo. Da parte di Meloni sarebbe buon costume, sempre secondo noi, considerare la stampa un elemento di un sistema democratico e non una seccatura e concedere -visto il ruolo svolto- una frazione delle sue giornate per rispondere a qualche domanda. Ma lo stile Meloni prevede pochi contatti con i giornalisti, poche conferenze stampa, poche spiegazioni e, in sostanza, molte comunicazioni unilaterali -video, social, discorsi- che non prevedono diritto di replica.

cercare le notizie 

Stessa, o quasi, storia per il naufragio di Palermo dello yacht Bayesian: visti i misteri e visti gli interessi economici in gioco, i superstiti sono stati reclusi dall’armatrice in un resort di lusso e tenuti a distanza dai giornalisti. Naturalmente, anche qui, i giornalisti avevano tutto il diritto di cercare di forzare il blocco e di cercare notizie in ogni altro ambito (costruttori nautici, esperti velisti, Procura della Repubblica, servizi segreti, conoscenti dei protagonisti). 

In sintesi: giornalismo non è aspettare seduti in un bar dichiarazioni di Meloni o di altri, giornalismo è soprattutto cercare le notizie. 

cedimenti al marketing

I due episodi dell’estate 2024 che abbiamo preso ad esempio significano una cosa: che il giornalismo in questa stagione è vissuto con avversione e antipatia, come un fastidio, come una fonte di irritazione. Da chi detiene il potere, certo, però anche da ambienti più popolari. C’è sicuramente la volontà di tenere a bada chi vuole far emergere la verità. Ma ci sono anche anni di  comportamenti dei giornalisti che hanno trasformato la categoria da rispettata e autorevole in mal sopportata. Anni di agguati alle persone, di informazioni pubblicate senza sufficienti controlli, di teorie trasformate in assunti, di arroganza e supponenza, di cedimenti alle esigenze del marketing. Comportamenti di una parte della categoria, naturalmente, che hanno però trascinato in basso l’intera. Tutto ciò è avvenuto nel periodo in cui il giornalismo contava e pesava, prima quindi della confusione fra informazione e comunicazione generata dai social e dal web. 

studio e attenzione

Da questa autocritica vale la pena di ripartire, proprio ora che il giornalismo attraversa una crisi profondissima, di ruolo e di credibilità. Il giornalismo deve ritornare a essere, limpidamente, ricerca delle notizie, effettuata con serietà, studio, attenzione e con il rispetto di tutte le persone coinvolte nelle vicende che vengono trattate. Se non si riconquista la fiducia, gli attacchi ai diritti dell’informazione, sempre più numerosi, troveranno fertile terreno e diventerà difficile fronteggiarli con efficacia.

2 Commenti

  1. Quella di Andrea Garibaldi mi sembra un’analisi corretta e puntuale, che condivido pienamente. Diamo per acquisita l’insofferenza del potere nei confronti di chi svolge il compito di controllare e verificare l’attività di chi governa, un po’ di autocritica tuttavia fa bene anche ai giornalisti ed è tempo di correre ai ripari. Mi sembra un punto fondamentale da cui ripartire.

  2. Quella di Andrea Garibaldi mi sembra un’analisi corretta e puntuale, che condivido pienamente. Diamo per acquisita l’insofferenza del potere nei confronti di chi svolge il compito di controllare e verificare l’attività di chi governa, un po’ di autocritica tuttavia fa bene anche ai giornalisti ed è tempo di correre ai ripari. Mi sembra un punto fondamentale da cui ripartire.

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