Le elezioni del nuovo Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti e di 18 Consigli regionali si dovevano tenere entro l’autunno 2024. Sono state rinviate di sei mesi per permettere al Parlamento di approvare una “modernizzazione” del voto. Ma il Parlamento non ha approvato nulla e si andrà alle elezioni in primavera con sei inutili mesi di ritardo. E con le consuete regole. Vale a dire quorum, doppi turni e centomila candidati. Appuntamento nel marzo-aprile 2025. Dopo questo pasticcio, l’Ordine ha ringraziato comunque per l’impegno tutti i partiti, meno due: Fratelli D’Italia e Lega. 

Il Presidente dell’Ordine Carlo Bartoli ha spiegato tutto in una lettera ai Consiglieri nazionali e ai Presidenti degli Ordini regionali: “Voteremo con le modalità tradizionali e non con un sistema semplificato, così come aveva proposto il Consiglio nazionale dell’Ordine e come avevano sollecitato i venti Presidenti regionali. In questi mesi è stata svolta una intensa azione di sensibilizzazione per convincere il Parlamento a legiferare in tal senso, dopo la proroga di sei mesi che le Camere avevano deciso proprio per permettere di introdurre un turno unico di votazione e la conseguente manifestazione delle candidature da parte dei colleghi interessati, nonché di portare a 21 il numero dei consiglieri nazionali pubblicisti, dando modo a tutte le regioni di avere un rappresentante pubblicista”.

velocizzare il cammino

Bartoli precisa: era necessario che la commissione Cultura della Camera esaminasse e approvasse in sede legislativa la nuova normativa, per poi permettere un analogo varo in commissione Affari istituzionali del Senato: “Ciò non è avvenuto nonostante la Vicepresidente della Commissione, Valentina Grippo (Azione), il Vicepresidente della Camera Giorgio Mulé (Forza Italia) e l’onorevole Ubaldo Pagano (Pd) avessero presentato tre proposte di legge pressoché identiche che recepivano le nostre richieste”. Bartoli ringrazia i deputati di Alleanza Verdi e Sinistra, del Movimento Cinque Stelle e di Italia Viva, che hanno rinunciato a depositare proprie proposte di legge per velocizzare al massimo il cammino parlamentare. E ringrazia anche il sottosegretario all’Editoria Alberto Barachini (Forza Italia). Vengono citati tutti i partiti, insomma, meno Lega e Fratelli d’Italia. Appartiene proprio a Fratelli d’Italia il Presidente della commissione Cultura della Camera, Federico Mollicone.

innumerevoli convocazioni

Quindi, il Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei giornalisti ha dovuto varare le elezioni dei membri del Consiglio Nazionale con le regole di 60 anni fa. Mercoledì 12 e giovedì 13 marzo 2025 dalle 10 alle 20, voto telematico, prima convocazione; domenica 16 marzo 2025 dalle 10 alle 18 voto in presenza, prima convocazione. Qualora sia stato raggiunto il quorum di validità dell’assemblea, ma i candidati non abbiano ottenuto la maggioranza dei voti, ballottaggio nei giorni: mercoledì 19 e giovedì 20 marzo 2025 dalle 10 alle 20, voto telematico; domenica 23 marzo 2025 dalle ore 10 alle ore 18 voto in presenza. Ma non basta: qualora i candidati non abbiano ottenuto la maggioranza dei voti ad esito delle votazioni dei giorni 19, 20 e 23 marzo 2025, avrà luogo la votazione di ballottaggio: mercoledì 2 aprile e giovedì 3 aprile 2025 dalle ore 10 alle ore 20 voto telematico; domenica 6 aprile 2025 dalle ore 10 alle ore 18 voto in presenza.
L’accesso all’area web per esprimere il voto avverrà unicamente attraverso i sistemi di identificazione digitale pubblici mediante utilizzo di SPID o CIE (carta d’identità elettronica). L’URL per accedere alla cabina elettorale virtuale, sarà pubblicato nella sezione “Speciale elezioni 2025” del sito www.odg.it. Tutte le informazioni sulla procedura della votazione in modalità telematica saranno pubblicate nella sopracitata sezione “Speciale elezioni 2025” del sito www.odg.it”.

rappresentanti pubblicisti

L’Ordine sperava di eliminare sia il quorum strutturale del 50% degli aventi diritto (100mila iscritti), sia il quorum elettivo (ballottaggio), limitando le votazioni a un solo turno (prima e unica convocazione: elezione a maggioranza relativa); inoltre di elevare il numero dei componenti da 60 a 61, per ottenere un rappresentante pubblicista in tutte le regioni in quanto la presenza, per legge, di un rappresentante delle minoranze linguistiche sottrae un pubblicista a una regione. Infine di inserire l’obbligo delle autocandidature via pec onde  evitare che ci siano 100mila eleggibili, con conseguente dispersione ed errori in fase di votazione e tenendo conto che ai tempi del varo della legge vigente i giornalisti erano poche migliaia. 

(nella foto, Valentina Grippo, Vicepresidente commissione Cultura della Camera)

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