(A.G.) Giampaolo Roidi è un ottimo giornalista, ha lavorato al Tempo a Paese Sera, a Vita, a Lavorare. Ha diretto Metro, è stato caporedattore dell’Agi, ora è caporedattore al Messaggero. 

Ma è anche un ottimo tennista, nato con le racchette di legno, dotato dei bei colpi piatti di una volta, diritto e rovescio a tutto braccio, discese a rete, palle corte, passanti. Nell’ambiente del tennis ha sceneggiato il suo primo romanzo, che si chiama “Lob”, sottotitolo “La vita è un pallonetto”, sottosottotitolo “Tennis contro Padel: la guerra dei cinque giorni” (Absolutely Free editore). 

panche e armadietti

Il libro, senz’altro, è per tennisti, di ogni categoria, perché chiunque abbia frequentato un circolo (in particolare a Roma, in particolare sugli argini del Tevere) si ritroverà a casa, con la casina sociale, il bar e la macchina del caffè d’antan, gli spogliatoi, le panche di legno e gli armadietti, l’atmosfera goliardica, il torneo sociale, gli amori clandestini, il sudore e l’agonismo ad ogni livello, anche il più infimo. E il muro per palleggiare, luogo in via di scomparsa (anche se fu ripreso Roger Federer che provava i colpi contro il muro, durante il Covid, a casa sua fra le montagne svizzere). 

Dentro questo teatro c’è naturalmente una storia piena di personaggi che tutti i frequentatori di circolo hanno incontrato e riconoscono, dall’avvocato civilista playboy, all’architetto che conosce troppo bene gli uffici del Comune, al cronista di nera in pensione, alle maestre scattanti e ai canuti maestri del gioco, al guardiano dei campi (come fu il papà di Panatta), sempre in tuta. Colpi di scena, misteri, battute, flashback. 

conservare o superare

Ma Roidi affronta anche un tema generale, che riguarda tutti, perfino i non tennisti. Il libro parla del tempo che passa, delle tradizioni da conservare o da superare, della nostalgia e del fascino del futuro. Parla, quindi, dei vecchi e dei giovani e per questo utilizza il fenomeno più rilevante che ha colpito il mondo del Tennis negli ultimi anni, l’invasione del Padel -campo corto, racchette senza corde, rimbalzi sulle quattro pareti- e quindi schiera puristi dei “gesti bianchi” di Gianni Clerici e professionisti del progresso ad ogni costo. 

Respingere tutto in blocco in nome di un passato dolcissimo perché legato alla giovinezza? Oppure, volontà di andare oltre, di sposare la velocità, la semplificazione, le regole cambiate? Per cinque giorni al circolo “Antico Ponte Tevere” si combatte un’apparente democratica tenzone fra lasciare tutto com’è, con la promessa eterna che “rifaremo le piastrelle dei bagni” e la rivoluzione che arriva da potenti e liquidi investitori spagnoli.

inevitabile bivio 

Il vecchio e il nuovo, un bivio inevitabile che -come rivela il libro- non ha una soluzione facile e pronta. Perché non è vero che il Tennis è il bene e il Padel il male e, riguardo al nuovo, prima di dire “non vogliamo saperne nulla”, “non lo proveremo mai”, è meglio capire di cosa veramente si tratta. 

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