Assicurazioni Generali all’attacco del Messaggero. Il quotidiano è di proprietà della famiglia Caltagirone, azionista di Generali (6,2 per cento). La grande Azienda triestina contesta una serie di affermazioni contenute in articoli del quotidiano romano e contesta che i lettori non venga specificato: state leggendo qualcosa che riguarda il proprietario del giornale. Era già accaduto in occasione della battaglia sul nuovo Consiglio di amministrazione.
Il Messaggero ha pubblicato due pagine il 18 gennaio con due titoli: “La fine delle Generali” e “Generali-Natixis all’esame del Cda, ma i soci pronti alle contromosse”, che illustrano tutte le ragioni negative sull’accordo i tra Generali e i francesi di Natixis, finalizzata alla creazione di un polo di gestione del risparmio. Fra i soci “pronti alle contromosse” c’è anche Caltagirone. Nello stesso spazio, Roberto Napoletano, Direttore di un altro quotidiano del gruppo Caltagirone, Il Mattino, scrive un commento intitolato “L’obbigo di tutelare Generali”. Poi, il 19 gennaio, nuovo pezzo, intitolato: “Risparmio, le mire estere e gli allarmi del Copasir: ‘Asset strategico del Paese’”. Sommario: “L’oggetto dell’operazione in dirittura d’arrivo tra Generali e Natixis sono 650 miliardi di ricchezza nazionale”.
conflitto di interessi
In una lettera, datata 18 gennaio 2025, l’Ufficio stampa Generali scrive al Direttore del Messaggero Guido Boffo: “Quanto pubblicato (addirittura con tre articoli nella stessa edizione) dal giornale di proprietà dell’ingegner Caltagirone in riferimento a un accordo tra le stesse Generali e Natixis, contiene affermazioni non rispondenti al vero e pertanto gravemente lesive dell’immagine della società, del Consiglio di Amministrazione e del management”. L’Ufficio stampa fa subito presente che Caltagirone è azionista delle Generali e che questo fatto non viene ricordato negli articoli del giornale, “venendo meno ai principi elementari rilevanti nei casi di conflitto di interessi e, comunque, alle disposizioni del Testo Unico dei Doveri del Giornalista”. Qui l’Ufficio stampa cita l’articolo 21 del Testo, che nella versione attuale non esiste e in quella nuova (andrà in vigore dal 30 giugno 2025, col nuovo nome di Codice deontologico) riguarda le norme sulle dirette tv.
ricadute negative
Nella lettera di Generali si afferma, “per fare solo alcuni esempi, non è previsto, né quindi in negoziazione, nessun accordo destinato a far perdere il controllo della società di asset management delle Generali; non è previsto, né quindi in negoziazione, alcun ingresso o partecipazione di società terze extra europee al controllo di una joint-venture di asset management; non è prevista, né quindi in negoziazione, la cessione degli investimenti di proprietà del gruppo Generali; non è previsto, né quindi in negoziazione, un accordo che abbia ricadute negative sul personale delle Generali”.
Secondo Generali Il Messaggero avrebbe pubblicato “un lungo elenco di notizie non veritiere e gravemente fuorvianti, tali da orientare in maniera gravemente erronea la percezione ed il giudizio delle Autorità che a diverso titolo saranno chiamate ad esprimersi, oltre che il mercato”.
La Società si riserva di fare “le opportune valutazioni e assumere le iniziative utili ad assicurare piena tutela di tutti gli interessi rilevanti così pregiudicati, inclusi quelli del mercato”. Inoltre, “affinché i lettori de Il Messaggero possano essere correttamente informati, le Generali comunicheranno sul sito www.generali.com, secondo le modalità e le tempistiche dettate dalla normativa vigente, tutte le informazioni relative alle decisioni che verranno assunte dal Consiglio di Amministrazione”.
Il 20 gennaio Il Messaggero ha pubblicato la lettera di Generali (Generali e l’operazione Natixis”) nella pagina “Commenti, opinioni e lettere”, senza risposta.
(nella foto, Philippe Donnet, Ceo di Generali)