Il sito Valigia Blu dopo aver lasciato X, “nel momento in cui Musk ha deciso di trasformare Twitter in una macchina da guerra di disinformazione e odio verso persone e comunità più fragili ed esposte”, lascia anche Meta, cioè Facebook e Instagram, “dopo gli ultimi annunci di Zuckerberg”.

Un segno piccolo, ma interessante. Riguarda una crepa nel mondo dei nuovi padroni del mondo, le piattaforme social. Vedremo se ci saranno in Italia e nel mondo altri abbandoni, se la crepa si allargherà.

regole oscure

Valigia blu “spiega e contestualizza i temi critici al centro del dibattito pubblico”. Non accetta pubblicità e da 10 anni è sostenuta dai lettori. In un lungo articolo (“Addio Facebook e Instagram: è ora di ricostruire le nostre case digitali”), la fondatrice Arianna Ciccone spiega che l’abbandono non è dovuto alla cancellazione da parte di Zuckerberg del fact-checking o del programma “Diversità e Inclusione”: “Ma perché, come Musk, ha deciso di mettere il suo regno (di cui noi siamo sudditi senza voce, illudendoci di averla) a disposizione di una ideologia ripugnante. Zuckerberg ha sempre cercato di assecondare il potere politico di turno in nome del Dio Denaro. Ma oggi giochiamo tutta un’altra partita, dove le regole del gioco sono completamente saltate e sono sempre più oscure. Oggi la scelta di assecondare il potere politico incarnato da Trump avviene certamente per interessi economici, ma anche per adesione ideologica”.

bassa qualità

Ciccone, promotrice anche del Festival internazionale di giornalismo di Perugia, racconta di essere stata sin dai primi anni una “attivista” dell’uso dei social network: “Era chiaro che i giornalisti, i media avrebbero dovuto essere lì dove c’erano le persone. Ma la gran parte dei media e dei giornalisti non ha mai vissuto questi spazi per l’enorme potenziale che avevano per le comunità e per il discorso pubblico. Hanno usato i social media dall’alto verso il basso, diffondendo per la maggior parte soft news, contenuti di bassa qualità, per generare traffico e soldi, non avendo alcuna cura delle comunità di lettori”.

Tuttavia, “grazie ai social media potevamo ascoltare più voci, e dove ci sono più voci da ascoltare c’è più democrazia e più libertà. Abbiamo visto le Primavere arabe, Black Lives Matter, #metoo… E nonostante evidenti e obiettive criticità, ho continuato a pensare che valesse comunque la pena. Ma in questi anni tutto è cambiato. Le promesse/premesse con cui sono nati e hanno profondamente trasformato la nostra vita digitale sono state disattese e tradite. Oggi lo scenario è completamente stravolto. Avevamo salutato l’avvento dei social come l’era della disintermediazione: una liberazione dall’oligopolio dei media mainstream, che decideva chi poteva avere voce nella discussione pubblica e chi no. Il tasto ‘pubblica’ senza permesso non solo ci rendeva più liberi, ma ci dava un potere enorme che prima nemmeno avremmo potuto immaginare. Siamo finiti nel giro di pochi anni nelle mani di una manciata di miliardari oligarchi assetati di potere, soldi, senza scrupolo, accecati dall’ideologia libertaria”.

rovesciare il tavolo

Si chiede Ciccone: “Ma davvero vogliamo continuare a essere pedine di questo gioco cupo e malato? Subire l’umiliazione di essere ingranaggi che alimentano queste macchine con la nostra presenza, i nostri contenuti, con la nostra partecipazione attiva alle discussioni, con i nostri like?”. Risponde di no: “Ri-costruire le nostre case digitali. Ecco quello che dobbiamo e vogliamo fare. Dobbiamo rovesciare il tavolo, smettere di pensare che non c’è alternativa a queste piattaforme. Dobbiamo ricostruire spazi di conversazione dove siamo noi ad avere il controllo”.

Il nuovo progetto prevede una transizione che durerà un anno. Il tempo necessario per ricostruire la “casa” e poter accogliere al meglio chi vorrà fare questa nuova tappa del viaggio. In questo anno le persone saranno invitate a iscriversi alla Newsletter e ai canali Telegram di Valigia Blu, di seguire l’attività su BlueSkyMastodonLinkedIn: “Il sito di Valigia Blu deve diventare nuovamente la casa-madre della nostra esperienza digitale. A breve disattiveremo la possibilità di commentare sui nostri account Facebook/Instagram. Chi vorrà commentare i nostri articoli e partecipare alla discussione potrà farlo liberamente (non ci sarà pre-moderazione, ci fidiamo molto di chi frequenta i nostri spazi; ma la moderazione come sempre sì)”.

trasloco in atto

Valigia Blu Community, il gruppo su Facebook con quasi 2mila iscritti, composto da persone che donano ogni anno dai 20 euro in su e che chiedono di iscriversi, “traslocherà” sul sito. Sarà sviluppata un app di Valigia Blu con la possibilità di attivare notifiche per rimanere aggiornati: “Non si tratta, come qualcuno ci ha detto, di ritirarsi sull’Aventino, non siamo oppositori politici di Musk e Zuckerberg. Anche perché di fatto dentro quelle piattaforme siamo già irrilevanti, algoritmicamente e culturalmente. Enshittification, una possibile traduzione in italiano sarebbe ‘immerdificazione’. Il termine coniato dal giornalista e scrittore Cory Doctorow fotografa la nostra esperienza su queste piattaforme: “All’inizio l’azienda si comporta bene con i suoi utenti finali e così li lega ai suoi servizi. Poi inizia a peggiorare l’esperienza per gli utenti e dare la preferenza ai clienti commerciali. Una volta che si è assicurata anche la loro fedeltà, comincia a soddisfare solo gli interessi dei suoi azionisti”.

ritorno ai blog

Molti -dice Ciccone- “stanno tornando a piattaforme come Substack, non tanto per l’etica dei gestori, che rimane piuttosto discutibile, ma perché è più facile andarsene e portare tutto con sé: gli iscritti al sito, le loro campagne, i benefici ottenuti dalle piattaforme. Un blog rimane il modo migliore per costruire una carriera online stabile: anche se si perde l’amplificazione del messaggio che arriva da una piattaforma, ci si guadagna l’autonomia di non essere alla mercé di nessuno”.

Inoltre, si spiega che è di questi giorni il lancio dell’iniziativa “Free Our Feed”, “Libera i nostri feed”, che mira a sfruttare la tecnologia di Bluesky per creare un ecosistema di social media, ripensandoli come un bene pubblico.

(nella foto, Arianna Ciccone)

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