di ARNALDO SASSI

Il 6 marzo al Messaggero ci sarà un’assemblea. Dopo qualche tentennamento i redattori de Il Messaggero hanno deciso di discutere sulla chiusura, annunciata dall’Editore, delle redazioni di Viterbo e Frosinone e delle loro conseguenze. Ma, stando all’aria che tira, non sarà fuoco e fiamme (come quelle del secolo scorso). Né saranno innalzate barricate (fino a prova di smentita). Anche perché a coordinare il lavoro di Viterbo e Civitavecchia ci sarà un appena promosso caposervizio che del sindacato interno è membro. Il resto, ovverosia l’organizzazione del lavoro, è ancora tutto da chiarire. Anche se i redattori degli uffici destinati all’estinzione saranno “trasferiti ad altra sede” (a Terni i viterbesi e a Latina i frusinati). 

occhi e orecchie

Detto ciò, va fatta qualche considerazione sul prodotto giornalistico, con due premesse.

Premessa numero uno: la cronaca cittadina di un quotidiano prevede (o almeno prevedeva) che il cronista andasse sul posto, parlasse con eventuali testimoni, si rendesse conto con i propri occhi e con le proprie orecchie del divenire dell’evento. Immancabile, da parte del capocronista, in caso di vittime, la famosa frase: “Non tornare senza la foto del morto”.

Premessa numero due: una cronaca cittadina si può fare in vari modi. Quello di limitarsi a registrare gli eventi di volta in volta; oppure quello di costruire un rapporto dialettico con le istituzioni, al fine di fare da contraltare, anche in modo propositivo, per incidere sul substrato sociale del territorio. Ovviamente questa seconda opzione è quella che stimola maggiormente il lettore e che quindi contribuisce anche all’aumento delle vendite. 

imprenditori e operai

Indispensabile, se si sceglie questa seconda strada, è la conoscenza approfondita del territorio. Dei problemi riguardanti ad esempio la classe imprenditoriale, piuttosto che quella operaia. Di quelli riguardanti i servizi o la vivibilità. E’ necessario insomma, che il cronista viva in prima persona e dal di dentro tutto ciò che gli accade intorno, per poterlo poi raccontare, con più dovizia di particolari possibili, ai propri lettori.

Queste considerazioni, apparentemente banali, inducono soprattutto a una domanda: come verranno confezionate queste pagine? Ovvio. Realizzandole a distanza. Quella di Viterbo a Terni e quella di Frosinone a Latina. Come accennato sopra, col trasferimento dei redattori che ne facevano parte e con un coordinamento che farà capo alla sede centrale, nella Capitale.

qualità del prodotto

Già. Ma mentre la situazione di Frosinone sembra meno drammatica (i due redattori che ci lavoravano sono stati trasferiti a Latina e il drappello di collaboratori è stato preallertato), quello che appare un vero e proprio caos è la situazione di Viterbo, che sarà realizzata a Terni. Dove, si badi bene, dovranno essere elaborate anche le pagine di Rieti, Civitavecchia e dello stesso capoluogo umbro. 

E la qualità del prodotto? Su quella ognuno è libero di pensarla come vuole.

(nella foto, Viterbo, la Cattedrale in piazza San Lorenzo)

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