(A.G.) Libia, Paese poco narrato, disgraziato, maltrattato, in balia delle ricchezze del suo sottosuolo e dei suoi odi tribali. Diventa, a un certo punto, da nazione più povera dell’Africa a più ricca. Eppure, vale la constatazione amara fatta da Wole Soynka per la Nigeria: “Senza il petrolio sarebbe stata molto più sviluppata”. Queste parole dello scrittore Premio Nobel 1986 chiudono il libro “Sotto la sabbia” di Giampaolo Cadalanu, che invece lo ha voluta raccontare, la Libia, perché quando in un posto vai tante volte (come inviato de la Repubblica) e assisti a pezzi di storia, ti entra dentro.
bandiere indiane
In due punti del libro (Editori Laterza, pagine 253) Cadalanu affronta il tema dei media in situazioni così delicate, caotiche, pericolose come quelle che a più riprese si sono generate in Libia. Il primo riguarda le rivolte del 2011 che portarono alla deposizione e uccisione di Gheddafi, le false notizie che circolavano, le repressioni e le vittime delle forze governative molto gonfiate, le fosse comuni che erano invece sepolture individuali di un normale cimitero, un filmato della Bbc di folla in giubilo con le bandiere che si rivelò proveniente dalI’India con vessilli indiani e non c’entrava nulla con ciò che stava accadendo in Libia. L’altro punto racconta nascita e sviluppo di Al Jazeera nel 1996 in Qatar, con notiziario inglese dal 2006, nata da ex dipendenti Bbc che avevano dunque introiettato il metodo della gloriosa emittente inglese. Al Jazeera si distinse dalle tv di Stato dei Paesi arabi, raccontò le Primavere arabe e allo stesso tempo non si distaccò mai dalla linea dell’emiro di Doha e dalla sue politiche sempre al centro degli equilibri mediorientali.
fonti personali
Cadalanu, con precisione, documenti, ampia bibliografia e fonti personali prende per mano il lettore, lo porta sulle sponde del Mediterraneo e nel deserto, da re Idris alla Repubblica Araba Libica del figlio di beduini Mu’ammar Gheddafi. Spiega le ambizioni politiche di colui che il Presidente Usa Reagan chiamava “cane pazzo”, dall’unione di Libia, Siria ed Egitto, agli accordi con musulmani e oppressi del mondo, dai palestinesi, all’Ira, al Fronte di Liberazione eritreo. E i devastanti casi internazionali, 243 morti sul Boeing PanAm da Francoforte a Detroit, all’attentato alla Discoteca LaBelle di Berlino. E il Panfricanismo, con il progetto della valuta comune sganciata dal dollaro.
Poi, i capitoli della relazione con l’Italia, primo partner commerciale. La richiesta di riparazioni per la colonizzazione, le espulsioni, Andreotti che chiede aiuto a Gheddafi durante il rapimento Moro, l’acquisto delle azioni Fiat, la storia del Mig libico precipitato sulla Sila, che entra nelle indagini sull’aereo Itavia precipitato a Ustica, fino al rapporto privilegiato instaurato da Berlusconi con il Rais.
stand di macelleria
Nel 2011 partono le rivolte contro Gheddafi, che porteranno alla decisione -soprattutto di Francia e Gran Bretagna- di bombardare il regime. L’Italia concede le basi per decolli e atterraggi degli aerei da combattimento. Cadalanu racconta quando fu portato in uno stand di macelleria di Misurata a vedere il corpo senza vita di Gheddafi. E, anche qui, le versioni più diverse: Gheddafi ucciso dai suoi, dalla Nato, dai ribelli.
Liberazione da un feroce dittatore? In realtà il Paese precipita in un collasso di rivalità regionali, tribali e religiose, con Esercito nazionale, milizie islamiche e gruppi criminali che si combattono. Il tentativo del Consiglio Nazionale di Transizione di controllare il territorio e la secessione della Libia orientale. Sullo sfondo, sempre, il controllo dei pozzi di petrolio, perché qui sotto c’è il 3 per cento del greggio della Terra. Da una parte, quindi, il governo di Tripoli, sostenuto dalla Turchia e dall’altra il generale Haftar a Bengasi, appoggiato da Egitto, Russia ed Emirati Arabi. Con i figli di Gheddafi a muoversi sullo sfondo, l’intemperante Saif e il calciatore Saadi, pronti a ricoprire ruoli politici, e il consigliere Mutassim, il manager Muhammad, il violento Hannibal, l’avvocata Aisha, il militare Khamis.
Paese dannato, dalla sorte imprevedibile, a due passi da noi, che Cadalanu ci permette almeno di decifrare.