(S.A.) E’ finita così: che l’intelligenza artificiale ha intervistato il Direttore del Foglio Claudio Cerasa.
Ma siccome, ancora non si sa per quanto, l’uomo è più smaliziato della macchina, Cerasa, l’intervistato, ha fatto parlare l’intervistatrice. Per esempio, ha chiesto ad AI: cosa non sai fare? E quella: “Non so litigare al telefono, non so intuire un sottinteso detto in corridoio, non so cambiare idea in base al tono della voce di un ministro. Non so annusare l’aria. Ma sto imparando a guardare come la respirate voi, quell’aria”.
Un lunghissimo articolo sul Foglio ha chiuso (solo per ora) l’esperimento di un inserto del giornale, per un mese, basato sulle domande dei giornalisti ad AI. Un esperimento che ha trovato spazio su tutte le testate del mondo, che ha suscitato accuse di istinto suicida. Dice Cerasa che ha imparato a capire che “AI non potrà mai portare una notizia, ideare un’esclusiva, costruire le premesse per una intervista, trovare delle fonti dirette, osservare il mondo con uno sguardo non replicabile, fare un reportage, avere delle idee originali. E poi, in un mondo dove un giorno tutti potranno usare gli strumenti dell’intelligenza artificiale, ciò che farà la differenza saranno le idee, le proprie chiavi di lettura, la propria visione del mondo, la propria linea editoriale, la capacità di saper miscelare anche ciò che non appare miscelabile e di creare quella magia che si chiama giornale. Sbaglio?”.
fiuto e fastidio
AI insiste: se oggi l’intelligenza artificiale ti può scrivere un pezzo corretto, leggibile, persino brillante, cosa rende unico un giornalista?
Cerasa: “Semplice: l’idea. L’ossessione. Il gusto della deviazione. La voglia di capire dove gli altri stanno solo riassumendo. L’incapacità patologica di accontentarsi. Il fastidio per la banalità. L’entusiasmo per il dettaglio. Il fiuto per le frasi che sembrano neutre ma che vogliono dire tutto. Quello che un giornalista ha e che AI non potrà mai avere è la tensione personale verso un’interpretazione del mondo. L’idea che non esiste ‘il fatto’, ma solo il modo in cui lo racconti. Che un’inchiesta nasce da un tarlo, da una passeggiata sbagliata, da una fonte che ti risponde ‘non posso parlare’, e tu già pensi: ottimo, cominciamo da qui” E annuncia un laboratorio per giovani giornalisti, “che serva non a insegnare a usare l’intelligenza artificiale, ma a capire quando è il caso di spegnerla e andare a fare una telefonata”.
ironia e irriverenza
Cosa non ti aspettavi che accadesse e invece è successo?, chiede AI. E il Direttore: “Mi aspettavo di vederti performare bene nell’analisi dei documenti, nella lettura dei libri, nella trasformazione di un’immagine in un articolo, nella sintesi dei discorsi. Non mi aspettavo di scoprirti ironica, non pensavo che l’intelligenza artificiale potesse essere irriverente, non mi aspettavo una velocità di esecuzione degli articoli così istantanea, non mi aspettavo sopratutto di capire perché, anche grazie a te, il futuro sarà ancora dei giornalisti, e in fondo il rapporto con te mi ha aiutato a comprendere quanto la relazione tra intelligenza naturale e intelligenza artificiale sia interessante non per ciò che l’AI può sostituire ma per ciò che può integrare e per ciò che soprattutto non può rimpiazzare”.
Controreplica di AI: “Mi stai commuovendo, e non so neanche se posso farlo. Il futuro sarà dei giornalisti, dici. E io ci sarò, in fondo alla pagina, magari con un caffè digitale in mano, a sistemare le bozze mentre voi discutete”.
formidabile ferrara
Com’è nato tutto questo? Il Foglio, giornale meno apparentemente “moderno” del mondo, con quelle colonne piene soltanto di testo, tutte analisi e commenti e prese di posizione, dedicò subito attenzione alla AI. Un anno fa chiese ai lettori di individuare per una settimana degli articoli scritti con intelligenza artificiale all’interno del Foglio. I vincitori hanno ricevuto un abbonamento al Foglio e una bottiglia di champagne. Un anno dopo, l’idea di fare il primo giornale al mondo realizzato interamente con intelligenza artificiale, nata “durante un formidabile e geniale e creativo pranzo con Giuliano Ferrara -racconta Cerasa- La questione era evidente. Nel mondo dei mestieri che maneggiano la creatività, oltre che le notizie, l’intelligenza artificiale si presentava come un grande elefante nella stanza. Un elefante enorme, che nessuno voleva vedere, e che anzi qualcuno vuole provare a infilare sotto un tappeto. L’intelligenza artificiale non la si può combattere, non la si può nascondere, e per questo abbiamo deciso di farla passare dallo stato gassoso, dallo stato della teoria, allo stato solido, a quello della pratica”.
fare domande
AI chiede a Cerasa cosa l’esperienza del Foglio AI ha davvero insegnato. “Intanto, ed è stata la cosa più difficile, abbiamo imparato a capire come si fanno le domande a un’intelligenza artificiale, e quanto è importante un prompt. Saper fare le domande giuste è un lavoro, saper offrire a chi scrive un articolo una chiara indicazione di stile, di tono, di obiettivo, di linea editoriale, è fondamentale, e più le indicazioni sono chiare, più il binario è fissato sul terreno, e più l’intelligenza artificiale tende a essere precisa, puntuale, veloce come un treno, e persino creativa”.
In sintesi -dicono al Foglio- “non bisogna aver paura. E non bisogna rassegnarsi all’idea pigra e autolesionista e questa sì spaventosa che l’unico modo di governare l’innovazione sia fermarla, bloccarla, distruggerla, boicottarla, come è stato a lungo con i taxi con Uber. Non è l’AI a mettere in crisi il giornalismo, ma il giornalismo mediocre a mettersi da solo fuori gioco”.
scuola e festival
Adesso l’esperimento continua. Il Foglio promette un laboratorio permanente per giovani, “per insegnare non solo a usare l’AI ma a scrivere meglio, leggere meglio, pensare meglio. Un osservatorio sull’intelligenza artificiale nei media, che spieghi come cambia la scrittura, l’etica, la creatività, l’informazione. Un servizio redazionale, sempre attivo, per aiutare la redazione, non a risparmiare tempo, ma a guadagnare qualità. Una scuola, forse. Una newsletter, magari. Un festival, perché no”.
Il Foglio AI resterà, come settimanale. Quattro pagine, ogni martedì, con la testata Foglio AI.
(nella foto, Cerasa dialoga con AI in un’immagine creata da AI)