di MICHELE CONCINA

Un atto di fede nella professione giornalistica, una collana di promesse solenni e impegnative. Con un editoriale pubblicato sabato 21 marzo (ma inviato due giorni prima per posta elettronica ad abbonati e sostenitori) Katharine Viner, da cinque anni direttrice del Guardian, traccia la rotta che il suo giornale seguirà nella crisi più difficile dalla fine della guerra. In un Regno Unito che sul coronavirus sta vivendo oscillazioni paurose, dalla sottovalutazione sprezzante al panico che svuota gli scaffali dei supermercati.

Per riassumere l’atteggiamento con cui la redazione affronta la pestilenza, Viner ricorre a un termine desueto, ottocentesco: “fortitude”, forza d’animo. La stessa che ha consentito al giornale di resistere a due guerre mondiali come alla pandemia di spagnola del 1918.

chi si ammala e non viene pagato

Ancora una volta “vi forniremo le notizie e le informazioni di cui avete bisogno, i fatti che possono esservi d’aiuto”. Con servizi basati su “competenza, conoscenza scientifica e un’attenta valutazione. Sappiamo che voi considerate desolanti le storie di vaste cospirazioni diffuse dai social media e dai chiassosi guru televisivi. Il Guardian vi dà, invece, i fatti di cui potete fidarvi”. Fatti per capire “come la crisi cambia il nostro modo di vivere, mangiare, socializzare, viaggiare, connetterci e aver cura gli uni degli altri”. Con un’attenzione particolare a chi lavora negli ospedali e “a quel che devono affrontare i più poveri, i senzatetto, i precari, quelli che se si ammalano non vengono pagati, quelli che non possono lavorare da casa”.

Con la sua vasta rete di corrispondenti, il Guardian studierà e metterà a confronto le diverse tattiche che i Paesi colpiti dall’epidemia mettono in campo; e userà le risorse del giornalismo investigativo per valutare le mosse dei leader politici. “Cercheremo di capire quel che succede nell’economia, quali conseguenze avrà la recessione per le aziende e per i lavoratori”. La redazione “studierà le cause della pandemia, per capire come evitare che si ripeta”. Senza dimenticare che “altre questioni rimangono importanti, in primo luogo il cambiamento climatico”.

“Risponderemo alle vostre domande”

Il giornale conta molto sul rapporto intenso e speciale che in due secoli ha costruito con la “comunità” dei suoi lettori. “Le domande che ci fate sono cruciali; da voi riceviamo informazioni preziosissime su quel che succede nei luoghi in cui vivete; i vostri gesti di solidarietà sono un’ispirazione”. In cambio, il Guardian cerca di creare “qualche speranza. Usando chiarezza e immaginazione, troveremo il modo di costruire una società migliore, un modo di vivere nuovo e più giusto”.

Katharine Viner chiude ricordando l’orgoglioso credo del giornale: “Crediamo che un giornalismo di alta qualità debba essere accessibile a tutti, non solo a chi può permetterselo. E’ il vostro sostegno che ci aiuta a fornire un’informazione libera, utile, aggiornata, precisa, di fonte affidabile a milioni di persone nel mondo. Noi non abbiamo azionisti da remunerare, proprietari miliardari da sovvenzionare”.

(nella foto, Katharine Viner)

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