di ALBERTO FERRIGOLO

Capolinea per la Gazzetta del Mezzogiorno, edita da Mario Ciancio Sanfilippo, proprietario anche de La Sicilia di Siracusa. La sezione fallimentare del Tribunale di Bari ha dichiarato il fallimento delle società Mediterranea ed Edisud, l’una proprietaria e l’altra editrice della testata. E sciogliendo la riserva sull’istanza presentata dalla Procura, i giudici hanno concesso a entrambe le società l’esercizio provvisorio, così come chiesto dal procuratore aggiunto Roberto Rossi con i sostituti Lanfranco Marazia e Luisiana Di Vittorio, che hanno coordinato l’inchiesta sulle società. Dagli accertamenti della Procura di Bari, Mediterranea ed Edisud avrebbero accumulato complessivamente debiti per circa 50 milioni di euro. Franco Capparelli, 77 anni, attuale responsabile relazioni sindacali e capo delegazione contrattuale della Fieg, ex direttore generale di Edisud e, poi, amministratore delegato di Mediterranea nonché uomo di fiducia dell’editore Mario Ciancio Sanfilippo, è indagato per bancarotta fraudolenta.

E ora che ne sarà della testata pugliese con estensione diffusionale anche in Basilicata, dopo 135 anni di storia e l’abbandono di Ciancio Sanfilippo? Gli scenari che si profilano all’orizzonte sono più d’uno, anche se “la buona notizia è che ci è stato riconosciuto l’esercizio provvisorio”, tira un primo respiro di sollievo Gianfranco Summo, esponente del Comitato di redazione, l’organo di rappresentanza sindacale dei giornalisti. “Diciamo che i giudici – spiega Summo – hanno autorizzato la continuità produttiva e quindi i curatori fallimentari ora si devono comportare di conseguenza”. Cioè garantire l’uscita del quotidiano in edicola.

difficili decisioni

Tuttavia, i curatori fallimentari potrebbero anche decidere che per garantire l’uscita del giornale siano sufficienti venti persone e che gli altri cinquanta giornalisti debbano andare in cassa integrazione a zero ore. “Ma con venti persone si può fare il giornale che si può fare”, dicono in redazione, ovvero un edizione ridotta, magari di dieci pagine solamente, pur di continuare a rimarcare la propria presenza nelle edicole. Un’altra ipotesi è che venga presa in considerazione la richiesta di affidamento della testata avanzata dalla redazione in quanto cooperativa di giornalisti. “Questa sarebbe un’altra buona notizia – commenta Summo – anche se il problema passerebbe nelle nostre mani, perché saremo noi che dovremmo a un certo punto far quadrare i conti”, alleggerendo l’organico, oppure “guardandoci negli occhi e dire: qui per almeno due mesi si lavora senza stipendio”. 

Decisioni difficili, dunque. Ma negli scenari che si presentano davanti ai giornalisti della Gazzetta ci potrebbe essere pure la possibilità dell’arrivo di un terzo soggetto, un editore o qualcun altro, che proponga ai curatori fallimentari di gestire provvisoriamente la testata, versando un affitto mensile. Al momento questo resta un  semplice scenario tra i tanti. I curatori fallimentari della Gazzetta non si trovano davanti a un problema facile: sono stretti tra la necessità di non accumulare ulteriori debiti e di mantenere il valore della testata e, contestualmente, di rispettare le indicazioni del giudice di riferimento, che dice di esercitare le prerogative dell’esercizio provvisorio, ma anche di tener conto delle pressioni che possono arrivare. Perché è chiaro che, a seguito alla campagna che i giornalisti hanno messo in piedi in questi mesi per salvaguardare i posti di lavoro e gestire il giornale e tutto il resto, la gatta da pelare non è indifferente.

promesse di erogazioni

Il Cdr ha già chiesto di potere incontrare i curatori fallimentari, i quali di sicuro incontreranno innanzitutto gli amministratori uscenti, dimissionari o comunque dimissionati dal tribunale. A rendere il tutto più complicato, s’aggiunge poi il fatto che le società sono due – Edisud e Mediterranea, e sono entrambe sotto richiesta di fallimento. E tutt’e due hanno ottenuto il consenso all’esercizio provvisorio però – pur essendo una società madre e l’altra figlia – sono state affidate a curatele fallimentari diverse.  

Quanto all’uscita del giornale nelle edicole, ora il problema è anche la liquidità immediata. La cooperativa, di suo, ha tutti i diritti che le derivano dalla legge sulle cooperative e dalla 416 sull’editoria. Però i fondi si basano soprattutto su promesse di erogazione. “Alla fine arrivano, ma prima che arrivino si deve resistere”, dicono in redazione. In ogni caso si tratta di un’azienda che produce ricavi, vendite e pubblicità. “È chiaro che la gestione va fatta in modo oculato – precisa Summo – ma noi potenzialmente saremmo convinti di poter realizzare anche qualche profitto. Non pensiamo che si possa fare tutto solo con quei soldi, tuttavia almeno con quelli comunque i costi si coprono”.   

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