Come una seduta di analisi collettiva, al Messaggero, storico quotidiano romano.
Il direttore che per alcuni è come un fratello, per altri come un padre, per pochi ormai come un figlio (gli anziani sono andati quasi tutti via), rimprovera errori commessi sul lavoro e prende i colleghi a male parole.
Il cdr convoca un’assemblea per parlare del clima in redazione.
Il direttore si presenta in assemblea e chiede scusa. Dice che non ha ancora preso le misure al suo nuovo ruolo. Promette che cercherà di controllarsi di più. La frase chiave che usa però è: meglio un vaffa che una lettera di richiamo.
L’assemblea si chiude senza ferite, nessun documento, nessun colpo duro. Un confronto a viso aperto. Pochi giorni dopo la redazione è stata chiamata al voto di gradimento sulla sua nomina e lo ha promosso.
Martinelli, entrato al Messaggero nel 1986, ha attraversato varie proprietà (Montedison, Ferruzzi, Caltagirone) e molti direttori (Emiliani, Pendinelli, Anselmi, Calabrese, Graldi, Gambescia, Napoletano, Orfeo, Cusenza) ed è arrivato -dal luglio 2020- al vertice. Nel suo primo mese ha fatto salire le vendite. Confeziona un giornale con più cronaca e meno politica. Conserva nel dna l’anima popolare del Messaggero di Pietro Calabrese.
Il suo nemico, talvolta, però è il suo stesso carattere.
Dunque, martedì 29 settembre. Martinelli convoca una riunione della redazione del quotidiano online. Dice che si è rotto le scatole, adesso basta con questa sciatteria, i titoli sono pieni di refusi, i pezzi pure. La goccia finale è stato un pezzo sull’assassinio dell’arbitro di Lecce e della sua fidanzata, ripreso dal Quotidiano di Lecce (gruppo Caltagirone) senza correzioni. Alla riunione -in modalità remota- sono presenti il vicedirettore Alvaro Moretti, con delega all’online, il capo dell’online Guglielmo Nappi, una decina di redattori. L’online- va tenuto presente- è il terreno preferito di Azzurra Caltagirone -amministratore delegato dell’azienda editoriale, figlia del capo supremo Francesco Gaetano Caltagirone. Moretti e Nappi provengono da Leggo, il giornale gratuito del gruppo, altra creatura prediletta di Azzurra. Nappi prova a divincolarsi, spiega che sì, è vero, ci possono essere errori, ma i numeri parlano di una notevole crescita dei contatti. Martinelli risponde che a lui dei “vostri numeretti” non gliene frega nulla e dice pure a Nappi che gli ha rotto le scatole. Nappi ribatte che quello non è un linguaggio da usare fra colleghi e Martinelli invita Nappi a fargli causa.
Moretti, il vicedirettore, tace.
Tre giorni più tardi il cdr convoca l’assemblea. Primo punto all’ordine del giorno: “Situazione dei rapporti all’interno della redazione”. I direttori di solito non partecipano alle assemblee, ma Martinelli c’è. Chiede scusa. Gli dispiace. Cercherà di non ripetersi. Rosario Dimito, caporedattore economia e finanza invita la redazione ad apprezzare la schiettezza del nuovo direttore. Tagliapietra, membro del cdr e della redazione online, quindi testimone della riunione incriminata, dice il direttore in quella riunione è stato molto duro, a tratti oltre i limiti. Nappi accetta le scuse.
Si va avanti. Il focoso Massimo contro il direttore Martinelli.
Mercoledì 7 ottobre la redazione vota il gradimento, consultivo, non vincolante, a Martinelli. Metà redazione, 56 giornalisti di turno in sede potevano votare con la scheda nell’urna, altri 57, in smart working, potevano telefonare al seggio predisposto presso l’Associazione Stampa Romana. Su 113 aventi diritto hanno votato in 70, ventotto in redazione e 42 al telefono.
Quarantasei sì a Martinelli, 19 no, 4 nulle, una scheda bianca.
Professione Reporter
(nella foto, Massimo Martinelli)