(A.G.) Il Presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Verna, ha ufficialmente rinviato le elezioni fissate per i giorni 8-15 novembre e 22 novembre. E si è riservato di fissare nuove date. Si dovrà organizzare il voto per via telematica, potranno passare 3 mesi.
Verna ha potuto decidere il rinvio grazie al Decreto Legge (il cosiddetto Ristori) del 28 ottobre scorso. Il decreto prevede che «le procedure elettorali per la composizione degli organi territoriali degli ordini professionali vigilati dal Ministero della Giustizia possono svolgersi con modalità telematiche da remoto disciplinate con regolamento adottato dal Consiglio nazionale dell’Ordine». Entro un mese il Consiglio dell’Ordine dovrà anche reintegrare i 4 membri dell’esecutivo (il Segretario Guido D’Ubaldo, Nadia Monetti, Elisabetta Cosci, Andrea Ferro), che si sono dimessi a fine settembre in polemica con Verna. D’ Ubaldo e gli altri tre dimissionari potrebbero anche ripresentarsi.
E’ questo l’ultimo capitolo del gran pasticciaccio dell’Ordine dei giornalisti. Nel Decreto Ristori il governo ha stabilito che le elezioni possono essere rinviate di 90 giorni e che il Consiglio nazionale può, nel frattempo, varare un regolamento per lo svolgimento delle elezioni “con modalità telematiche da remoto”. Regolamento che dovrà essere approvato dal ministero della Giustizia.
Le elezioni per il rinnovo dei Consigli nazionale e regionali sono state convocate, sconvocate, riconvocate, fra contrasti e scambi di accuse.
Diciassette contro tre
La cronologia degli eventi è complessa e intricata. A fine giugno (142 casi di Coronavirus in più al giorno) l’Ordine fissa le elezioni per il 4 e 19 ottobre, alla scadenza dei tre anni di mandato dei Consigli nazionale e regionali. A fine settembre (1400 casi in più al giorno) tre presidenti regionali (Lombardia, Piemonte e Campania, fra le quattro regioni più popolate di giornalisti) chiedono il rinvio delle elezioni, per motivi di sicurezza. Nel frattempo gli altri diciassette presidenti hanno avviato le procedure per le elezioni, spedendo a tutti gi iscritti convocazione e schede elettorali.
Passo indietro: i giornalisti che governano o vorrebbero governare gli organismi di categoria sono usi dividersi in fazioni contrapposte. I tre ordini regionali “ribelli” hanno senz’altro paura del Covid 19, ma sono anche guidati da maggioranze contrarie a quella che guida l’Ordine nazionale, oltre che l’Inpgi, la Fnsi, la Casagit. Questa maggioranza dominante fa capo alla corrente Controcorrente. All’Ordine nazionale il presidente Carlo Verna, eletto da Controcorrente, da circa metà mandato è diventato un nemico della sua stessa maggioranza, che infatti non lo ripresenta alle nuove elezioni. Come candidato presidente nazionale Controcorrente presenta già a fine giugno, Carlo Bartoli, presidente dell’Ordine della Toscana. Le altre correnti non hanno ancora definito candidati e strategia di opposizione: potrebbe esserci anche questo ritardo dietro la richiesta di rinvio delle elezioni.
maggioranza esplosa
A fine settembre il contrasto fra Verna e la sua maggioranza esplode. Verna non prende decisioni sulla richiesta di rinvio delle elezioni, chiede un parere al ministero della Giustizia, organo di vigilanza sugli Ordini professionali. Quattro membri dell’esecutivo appartenenti a Controcorrente, in testa il segretario Guido D’Ubaldo, si dimettono dalle cariche accusando Verna di “inerzia e indecisionismo”.
Intanto, il ministero, a breve giro, risponde che le elezioni si possono tenere nelle date previste del 4 e 11 ottobre, “visto il numero limitato dei contagi”. Verna, però, sposta tutto al 15 e 22 novembre, per dare la possibilità agli Ordini regionali renitenti di mettersi in regola.
Piccolo particolare, il Molise, unico fra le regioni italiane, vota subito per il suo Consiglio regionale. Motivazione: Covid in crescita, ma anche imminente arrivo, da quelle parti, della neve.
Siamo arrivati al 22 ottobre: il presidente dell’ordine della Lombardia, Alessandro Galimberti scrive (assieme al presidente dell’Ordine dei commercialisti, che aveva fissato le elezioni il 5 e 6 novembre) alla Presidenza del Consiglio, al ministero della Giustizia, a quello della Salute, alla Presidenza della Regione Lombardia e all’assessorato al Welfare: «Mentre a Milano le preoccupazioni per la diffusione esponenziale del Coronavirus sono ormai tornate ai livelli massimi della scorsa primavera, e con il sistema sanitario già in piena fase critica, è impensabile chiamare alle urne migliaia di professionisti incuranti dei gravissimi rischi a cui verrebbero esposti, per non parlare dell’esposizione di scrutatori e del personale dedicato alla consultazione». Chiedono il rinvio.
Riflessione: il 4 ottobre l’aumento dei casi è stato di 2578, l’11 ottobre di 5456. Il 24 ottobre siamo a 19.640. Se tutti avessero rispettato le date fissate, le elezioni si sarebbero potute fare con minor timore rispetto ad oggi e a metà novembre.
problemi nel cassetto
Le elezioni nazionali vanno fatte in tutte le Regioni contemporaneamente, altrimenti la composizione del Consiglio sarebbe incompleta. L’Ordine della Lombardia si è rivolto al ministero e il ministero non si è assunto alcuna responsabilità precisa. Se il presidente Verna avesse confermato le elezioni, l’affluenza al voto sarebbe stata bassissima, più di quella solita, già sotto il 20 per cento degli aventi diritto. E in alcune regioni i presidenti avrebbero potuto non farle svolgere comunque. Se Verna avesse spostato le elezioni, avrebbero dovuto essere prorogati i vertici nazionali e regionali che altrimenti, a metà dicembre circa, 45 giorni dopo la la loro scadenza, sarebbero decaduti e sarebbero stati commissariati.
A sciogliere tutti questi problemi è arrivato l’articolo ad hoc nel Decreto Ristori.
Tutto questo mentre la categoria si aspetta che l’Ordine si occupi di una serie di enormi problemi. Nuove professioni giornalistiche, dignità delle retribuzioni, riforma dell’accesso alla professione. Per dirne solo alcuni.
(nella foto, Carlo Verna e Guido D’Ubaldo. Al centro, Sergio Lepri, storico direttore dell’Ansa)