Google verserà 50 milioni di euro l’anno per tre anni agli editori francesi di mezzi di comunicazione. E con la sua potenza aiuterà gli editori francesi a raccogliere abbonamenti digitali. In particolare, a Le Monde darà la differenza fra il costo standard dell’abbonamento di 9,99 euro al mese e la promozione in corso a solo 1 euro. Non è beneficienza, questa non rientra nella politica del più grande motore di ricerca mondiale. E’ il frutto di una serrata trattativa, di una serie di reciproche convenienze.
La Francia è più avanti rispetto al resto del mondo, su questo tavolo.
Uno dei mezzi per affrontare la crisi globale dell’editoria d’informazione -opinione diffusa- è far pagare i colossi del web per tutti i contenuti che prelevano gratis da giornali e siti. Far riconoscere, dunque, tutto il lavoro di editori, giornalisti e tecnici. L’Unione Europea ha varato -nel giugno 2019- una direttiva che impone questo riconoscimento del copyright e ha dato due anni di tempo agli Stati membri per recepirla.
Solo la Francia l’ha già compiutamente trasformata in legge. Un mese dopo appena, luglio 2019.
“come le pagine gialle”
Subito sono cominciate le trattative fra editori francesi e Google. L’accordo ora è fatto, entro fine anno sarà firmato in ogni aspetto. Qui c’è tutta la differenza fra una politica di parole e una di fatti.
In Italia il disegno di legge per recepire la direttiva Ue è stato approvato al Senato e ora dovrà affrontare la prova della Camera.
I dettagli dell’accordo francese sono ben illustrati da Frederic Filloux sul sito Medium. Va considerato che fin dal 2013 la Francia era avanti. Un patto firmato da Eric Schmidt, presidente del consiglio di amministrazione di Google e dal presidente François Hollande prevedeva che Google versasse 60 milioni di euro in tre anni agli editori, per aiutarli nella transizione al digitale.
Sette anni più tardi, Google ha più che triplicato i suoi ricavi e gli editori si sono seduti a trattare con volontà di rivincita. Hanno chiesto 150 milioni l’anno, il 12 per cento dei loro ricavi globali. Argomenti a sostegno: Google ha catturato un enorme parte degli introiti pubblicitari degli editori, ha pubblicato gratis pagine e articoli da media di tutto il mondo, alzando il livello della sua offerta e vendendo al meglio la pubblicità, ha potuto profilare i lettori dei media senza mai condividere questi dati. “Senza l’industria dei media -dice una giovane emergente editrice a Filloux- Google sarebbe niente più che le Pagine Gialle”.
24 bilioni di visite
Google ribatte che con la pubblicazione di articoli e pagine sulla sua piattaforma gli editori collezionano 24 bilioni di visite al mese. Con tutte le conseguenze positive che ciò comporta, per la vendita della pubblicità e degli abbonamenti.
La discussione è andata avanti un anno.
Accordo finale: Google verserà agli editori 30 milioni l’anno per tre anni. Con spese e patti accessori, la cifra arriverà a 50 milioni. Come sarà suddivisa? In base a vendite o audience, numero di giornalisti impegnati, tipologia di contenuti. Esempio: grandi gruppi come Le Figaro, Le Monde o Le Parisien/Les Echos incasseranno fra i 3 e i 5 milioni di euro l’anno. Google pubblicherà gli articoli nel sistema denominato News Showcase, sul quale gli editori manterranno alcune forme di controllo. Con News Showcase, Google ha già stipulato accordi con testate tedesche, britanniche, brasiliane, argentine, canadesi e australiane.
Torniamo in Francia. Grazie al programma Subscribe with Google i lettori, attraverso la piattaforma, potranno abbonarsi ai media. Google terrà per sé il 5 per cento e spartirà alcuni dati dei lettori con gli editori. Google sosterrà anche gli sforzi promozionali di alcuni editori: Esempio: Le Monde. Il prestigioso quotidiano parigino offre l’abbonamento digitale a un euro al mese, contro il prezzo pieno di 9,99. Google pagherà a Le Monde la differenza.
Questo piano -si presume- farà da battistrada per gli altri Paesi europei, quando si saranno allineati alla direttiva Ue. Google subirà quindi un’effetto valanga? Per capire quanto pesi l’accordo francese da 50 milioni l’anno, va spiegato che Alphabet, holding di Google, fattura circa 150 miliardi di dollari l’anno, con profitti che superano i dieci miliardi di dollari. Ammoribidire le tensioni con gli editori ha poi l’effetto di sfiammare la questione del pagamento delle tasse nei vari Paesi. Oltre al fatto che -come si vede dal 5 per cento sugli abbonamenti ai media- resta sempre qualcosa nelle casse di Mountain View, California.
(nella foto, Sundar Pichai, amministratore delegato di Google e di Alphabet)