di FRANCESCO GARIBALDI
Alzarsi la mattina e fare il giro di “nera”, andando in questura a parlare con il poliziotto, per poi ritrovarlo in pizzeria il sabato sera, per prendersi la notizia che gli altri non hanno. Oppure, stringere amicizia con il portantino dell’ambulanza, che telefona appena avviene un incidente. Detta così, potrebbe essere una puntuale descrizione di un modello di giornalismo “artigianale”, di 20 anni fa. Un modello che invece sopravvive al tempo, grazie al gruppo CityNews, che edita i vari Today.it a Roma, Milano, Napoli e in oltre 50 città italiane. Partendo da una certezza: “I lettori sono molto più interessati alle notizie di prossimità, a ciò che accade nel loro quartiere, rispetto, ad esempio, all’analisi politica e al retroscena del governo Conte, che sono approfondimenti riservati ad una nicchia”, ha spiegato Luca Lani, fondatore e CEO del gruppo, nel podcast “Blocknotes” di Giancarlo Loquenzi, voce di Zapping, su RadioUno.
Oggi il giornalismo “a chilometro zero” di CityNews -stabile sul podio sui siti di informazione online secondo la rilevazione Comscore di novembre 2020- si avvale di circa 90 giornalisti (dipendenti) e 120 collaboratori/freelance (tra cui 25 videomaker). Tutti molto giovani, questi cronisti “sono stati assunti dopo anni di ‘precariato drammatico’ sulle testate tradizionali, con 400-500 euro al mese e senza possibilità di entrare nelle redazioni. Oppure, provenivano da giornali falliti che nelle piccole città lavoravano anche per altre testate. Abbiamo preso questa generazione di giornalisti già formati e gli abbiamo fatto formazione sulle metriche del digitale. Per noi – ha proseguito Lani – il lavoro del giornalista non si ferma alla stesura dell’articolo, ma è fondamentale anche saperlo mettere sui social network, usare il SEO per finire sulla prime pagine di Google, e sapersi muovere tra le tematiche tecniche del web. Viceversa, in altri casi abbiamo assunto giovani che avevano già forti competenze nel web, facendo loro training nella scrittura e nelle competenze del giornalismo tradizionale”.
niente carta ,tutto gratis
Costruendo così un modello vincente, che oggi produce 35.000 notizie al mese (in media 1.200 al giorno) con circa 700mila sessioni di giorno nell’app, per trenta milioni di teste uniche al mese (dati Comscore), sopra a La Repubblica online e Il Sole 24 ore online. Il fatturato 2020, al netto del Covid? 13 milioni di euro. Per questi motivi, ha detto Lani, Citynews è “oggetto di studio da parte di Google, che non si spiega la ragione del nostro successo”.
Il progetto editoriale di CityNews venne avviato nel 2008, quando Lani e il suo socio Fernando Diana si accorsero che le news e la cronaca di quartiere, non abbastanza toccate dai giornali locali, rappresentavano una straordinaria opportunità. “Decidemmo di fare un test, a Roma e a Piacenza, una città grande e una piccola. Prendemmo dei giovani giornalisti e li buttammo dentro per scrivere di cronaca locale. Ci fu subito un’impennata: decidemmo poi di introdurre per i lettori la possibilità di commentare la notizia, aumentando l’engagement: fu una grande novità”, ha detto Lani a Loquenzi, spiegando come la scelta è stata di essere solamente online: “Al cartaceo non abbiamo mai pensato: i costi, la distribuzione, le edicole già all’epoca erano impraticabili e si vedeva che sarebbero collassati”.
trenta milioni
Fino all’esplosione dei social network e degli smartphone, che ha portato a CityNews molta più visibilità e quindi lettori: “Venti anni fa c’erano 2 milioni di persone che compravano il giornale in edicola, oggi ci sono 30 milioni di persone che li leggono tramite i social. È chiaro che c’è un pubblico molto più popolare, che va da chi legge il Financial Times a chi vuole sapere cosa succede dietro casa sua”. Il risultato? Nuove esigenze informative: brevità e semplicità, più quantità che approfondimento. Gratuitamente, ma con un occhio a nuovi modelli di business: “Stiamo facendo dei test per integrare su determinate città inchieste aggiuntive a pagamento” rivela Lani, senza nascondere qualche dubbio: “Nei Paesi del Nord è del tutto normale fare un abbonamento digitale ad un giornale locale, per 100/150 €. In Italia è difficile pensare ad abbonamenti per le news locali, perché storicamente c’è una propensione molto bassa. Come lettore, non so se pagherei per leggere l’articolo di approfondimento sul retroscena politico X, ma ci sono altri temi di valore aggiunto, con altri tagli editoriali, su cui si può spingere”.
Navigando – ad esempio – nella app di Roma Today, le prime impressioni sono la semplicità di utilizzo e il dinamismo delle news, brevi ma dettagliate, ordinate e rapidamente fruibili. Merito del lavoro umano, ha spiegato Lani, che sceglie cosa mettere in evidenza: “Il compito del giornalista è quello di gerarchizzare le notizie, perché lo vuole anche il lettore. È un lavoro che non può essere fatto dall’algoritmo” che, accecato dalla mole di click, “lascerebbe una notizia di gossip al primo posto per giorni interi”.
la strana coppia
L’algoritmo ha invece, nel modello Citynews, il compito di decidere quali notizie non mettere in evidenza nel flusso di notizie: “Se un utente non gradisce lo sport, lo vedrà in fondo. Chi lo gradisce, lo vedrà più in alto”. Un misto tra algoritmo e lavoro umano che, in base alle preferenze, personalizza l’homepage e le sue news.
Il mestiere del giornalista nei prossimi dieci anni sarà sempre più importante, sostiene Lani: “Sui social network spesso si legge ‘Siete dei pennivendoli’. No, il giornalista è fondamentale per aiutare i lettori – che oggi chiedono spiegazioni sui fatti – a capire”. E quindi va difeso: “Si dovrà arrivare un giorno ad un miglioramento delle condizioni salariali, per rendere più appetibile il mestiere. Il precariato è troppo grande”.
Una professione centrale “a difesa della democrazia”, per la quale sono necessari talento, passione e pazienza, ma non solo, secondo Lani: “La base è la curiosità, fare domande senza fermarsi. Talvolta vediamo qualche ragazzo che intraprende questa carriera senza questa curiosità: in quel caso è meglio cambiare mestiere. È scontato dire che i giornalisti oggi devono conoscere il funzionamento del SEO, dei social e della promozione digitale di un pezzo. Tante competenze non si possono imparare nelle scuole di giornalismo, ma solo con un po’ di gavetta. La stampa locale è la gavetta migliore, perché si ha la possibilità di entrare in contatto fisico con le fonti e toccare con mano l’impatto delle news sul territorio”.
(nella foto, Fernando Diana e Luca Lani)