(A.G.) Al primo posto c’è Dolomiten con 6 milioni e 176mila euro. Al secondo Famiglia Cristiana con sei milioni tondi tondi. Poi vengono Libero (5 milioni 407 mila), Avvenire (5 milioni e 66mila), Italia Oggi (4 milioni 62 mila), il Quotidiano del Sud (3 milioni 565mila), il manifesto (3 milioni 75 mila). Con tre milioni tondi tondi c’è anche Radio Radicale, l’unica “impresa radiofonica di informazione di interesse generale”.

Fra i piccoli, invece, un pugno di giornali per non vedenti e ipovedenti, come Italia Ligilo, dell’Associazione italiana ciechi esperantisti, che ottiene 4.588 euro l’anno, o Ipovisione, rivista dell’Associazione dei retinopatici ed ipovedenti siciliani (4.961euro), o Il Subvedente (4.795 euro). Cifre modeste anche per gli organi di stampa dei consumatori e degli utenti: Confconsumatori notizie, per fare un esempio, ottiene 9.404 euro.

Parliamo dei contributi che lo Stato italiano versa ogni anno alle aziende d’informazione. Ai tempi dei Vaffaday (2007/2008), quando Beppe Grillo chiedeva l’abolizione di agevolazioni e finanziamenti pubblici ai giornali, lo Stato italiano spendeva fino a 600 milioni di euro l’anno a questo scopo, fra contributi diretti e sgravi fiscali. Oggi, a forza di tagli, siamo precipitati a 150 milioni di cui la metà sotto contributi diretti.

SPESE RIMBORSATE

L’ultima notevole sforbiciata è arrivata con il governo Renzi e il sottosegretario all’editoria Luca Lotti (2014/2016). Aboliti i sussidi ai giornali di partito e a quelli dei sindacati. Aboliti per le testate quotate in borsa, o che distribuiscono utili. Finanziamenti riservati alle cooperative (anche se non tutti i giornalisti della testata aderiscono), alle testate di proprietà di Fondazioni ed Enti no-profit, alle testate di minoranze linguistiche, a quelle destinate a ciechi e ipovedenti, a quelle dei consumatori, a quelle pubblicate all’estero.

Come viene stabilito l’ammontare? A grandi linee, viene rimborsato il 35% delle spese documentate, di personale, carta, stampa e distribuzione. Più 35 centesimi per copia cartacea venduta e 40 centesimi per ogni copia digitale.In ogni caso i contributi non possono superare il 50 per cento dei ricavi di una testata.
Dunque, ecco i risultati del 2019.

Grandi percettori dei contributi pubblici sono i giornali dell’area cattolica. Abbiamo detto di Famiglia Cristiana e di Avvenire, edite da Periodici San Paolo srl e Avvenire Nuova editoriale italiana Spa. C’è poi Civiltà Cattolica del Collegio degli scrittori della Civiltà cattolica della Compagnia di Gesù (contributo di 287.619 euro) e Tracce-Litterae Communionis, Editrice Nuovo Mondo, mensile tradotto in sette lingue, del movimento Comunione e Liberazione (408.370 euro). Sono venti i giornali di diocesi e di parrocchia finanziati dallo Stato, da Città Nuova della Pia Associazione macchine “Opera di Maria” (267.471 euro), al Corriere Cesenate dell’Associazione Diocesana Corriere Cesenate (195.574 euro), a Gente Veneta, del Centro Informazioni e documentazione del patriarcato di Venezia srl (211.758), al Corriere Apuano dell’Ente per le Opere di Religione e di culto della Diocesi di Pontremoli (74.030), alla Valsusa, della Stampa diocesana segusina srl (265.903), alla Voce della Chiesa di San Severo a Porta Sole (144.942), a Nuova Scintilla della Diocesi di Chioggia (63.860).

SECOLO D’italia E OPINIONE

Numerosi sono i giornali di un certo nome. Abbiamo già citato Libero, quotidiano fondato da Vittorio Feltri e diretto oggi da Pietro Senaldi. Nell’elenco dei contributi si trova sotto la voce “Opinioni nuove Libero quotidiano”, Editoriale Libero srl. Il proprietario è l’imprenditore della sanità Antonio Angelucci, già deputato di Forza Italia, titolare anche del Tempo di Roma e del Corriere dell’Umbria. Abbiamo citato Italia Oggi, di Italia Oggi editori Erinne srl. Italia Oggi fa parte del Gruppo Class di Paolo Panerai, quotato in borsa. Il Quotidiano del Sud, invece, è diretto da Roberto Napoletano, rinviato a giudizio per false comunicazioni sociali e aggiotaggio informativo, per la storia delle copie gonfiate del Sole 24 ore quando era lui il direttore del giornale della Confindustria. Il Quotidiano del Sud è di Edizioni Proposta sud srl, con sede ad Avellino, città di origine di Napoletano. Al giornale, diffuso in particolare in Basilicata, Campania e Calabria, collaborano giornalisti e commentatori di prestigio come Paolo Pombeni, Paolo Guzzanti, Carlo Fusi.

C’è Conquiste del Lavoro (791.311 euro di contributo), da sempre legato alla Cisl, che è scampato alla eliminazione dei contributi per fogli politici e sindacali. C’è La Nuova ecologia, mensile di Legambiente, gestito in cooperativa, che prende 273.227 euro. C’è L’Opinione delle Libertà, già settimanale del Partito Liberale italiano, gestito dalla cooperativa Amici dell’Opinione (contributo di 962.536 euro). Ci sono la cooperativa del Roma di Napoli (739.988) e il Secolo d’Italia, della Srl Secolo d’Italia (contributo di 935.199 euro). Il Secolo è stato organo del Msi, di An, è oggi vicino a Fratelli d’Italia. Fino all’anno scorso il direttore è stato Francesco Storace, già portavoce di Fini, già presidente della Regione Lazio, già ministro di Berlusconi. Storace è diventato vicedirettore del Tempo e al suo posto al Secolo è andato Italo Bocchino, altro storico esponente della destra italiana. C’è il Foglio quotidiano (1.866.457), edito da Il Foglio quotidiano società cooperativa, ma che risulta di proprietà del gruppo Sorgente Alternative Investiment di Valter Mainetti (finanza, immobiliare, restauro, alberghi)

E c’è il manifesto, cooperativa pura, che risponde allo spirito della legge: ne fanno parte 50 persone, tutti i giornalisti della redazione e i poligrafici.

IL CASO DOLOMITEN

Circa sessanta milioni sono andati per l’anno 2019 a 96 giornali di categorie varie. Oltre ai nominati ci sono sportivi (Motocross, Sprint e Sport), musicali (Rock Hard Italia), militari (Rivista Italiana Difesa). Dieci milioni circa spettano a 8 giornali delle minoranze linguistiche: va sottolineato che il primatista dei contributi, Dolomiten, appartiene alla potente famiglia Ebner, che ha il monopolio dell’informazione in Trentino Alto Adige ed è molto vicina al partito Sudtiroler Volkspartei; i contributi per le testate delle minoranze linguistiche possono superare il 50 per cento dei ricavi, non hanno limiti. Due milioni e mezzo a 5 giornali italiani editi all’estero, 760.000 euro circa alle 25 testate per ciechi e non vedenti, 280mila alle 8 testate dei consumatori.
Questo convoglio è stato attaccato frontalmente dal governo gialloverde Conte Uno, in particolare dal sottosegretario all’editoria, il Cinquestelle Vito Crimi, che fece varare una legge per ridurre a zero in 4 anni i contributi ai giornali nazionali, salvaguardando solo le testate locali. Il governo Conte Due ha sospeso il primo step e quindi il primo abbattimento del 25 per cento dei contributi. Sul futuro, nessuno può prevedere. La sospensione anche per il 2021 dovrebbe andare nel decreto Milleproroghe, in via di conversione in Parlamento.
(nella foto, Antonio Angelucci, editore di Libero)

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