Clamoroso sul Corriere: il neo ministro Renato Brunetta dichiara: “Basta smart working, riapriamo tutto. I dipendenti pubblici devono tornare in ufficio”.
Ma non è vero niente. Ovvero: si tratta della riproposizione di un’intervista del 22 giugno 2020, otto mesi fa. Rilasciata in un momento e in ruolo completamente diversi.
Brunetta ha twittato: “Sul Corriere è stata pubblicata inspiegabilmente una mia intervista dello scorso 22 giugno. Come doveroso riserbo, e in attesa del discorso programmatico alle camere del presidente Draghi, io non ho rilasciato alcuna intervista. Nulla. Sono sconcertato e dispiaciuto”.
Il Corriere è corso ai ripari, con un pezzo firmato dalla stessa autrice dell’incidente: “Per un disguido e un nostro errore di cui ci scusiamo con il ministro per la Pubblica amministrazione e con i lettori, è andato online un articolo su una vecchia intervista dell’allora deputato Brunetta che riguardava un contesto completamente diverso in cui si pensava di poter tornare alla normalità”.
E Brunetta: “Prendo atto della smentita del Corriere, ma a questo punto mi chiedo: chi ha interesse ad avvelenare i pozzi? Chi ha interesse a giocare con gli equivoci? Quello del Corriere sarà un errore…ma io queste domande me le sto ponendo”.
Cos’era successo? Una fonte ha trasmesso l’audio di Brunetta presentandolo come nuovo, i controlli non sono stati sufficienti e tutto è finito su corriere.it. Ora la nuova vicedirettrice del Corriere, Fiorenza Sarzanini, ha mandato una mail a tutti i colleghi della redazione romana (teatro della vicenda): “Volevo ricordarvi che tutto quello che va sul sito deve necessariamente passare per l’ufficio centrale. Grazie”.
(nella foto, Renato Brunetta)