Riguardo alla crisi dell’Inpgi, un’unica precisazione: l’Inpgi ha pagato e paga contributi figurativi (tradotto: finti) e pensioni a ”giornalisti diventati politici” (temporaneamente, per uno o pochi mandati, da Gruber a Santoro, da Sassoli a Paragone), ma soprattutto a politici diventati giornalisti.
Agli scritti del mio esame professionale nel 1983 avevo nel banco dietro al mio Massimo Cacciari. Ma tutti i partiti hanno avuto molti loro dirigenti diventati giornalisti nei loro organi di stampa, da D’Alema a Veltroni, da Storace a Gasparri.
Per non parlare dei giornalisti ”d’area” in Rai e poi in Mediaset: alcuni bravi professionisti, altri solo funzionari di partito ai quali assicurare stipendio e pensione.
Particolarmente attraenti, mi spiegavano, il dentista gratis della Casagit e il coefficiente 2,6 dell’Inpgi, che permetteva di arrivare a pensioni dell’80% dell’ultimo stipendio in 30 anni invece dei 40 dell’Inps (coefficiente annuale 2).
Di qui, immagino, il nostro pudico silenzio. Perfino il Fatto e i grillini li vedo muti di fronte ai nostri ex privilegi.
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