“Il messaggio sul cellulare è arrivato anche quest’anno, come sempre negli anni, quasi rassicurante: la lunga lista di nomi da votare, la raccomandazione sulle 14 preferenze, quel grazie consolante e consolatorio. Dopo decenni di contributi, e anche di tutele, nessuno si è preso la briga di vedere se tu sei ancora iscritto o sei invece entrato nel regno dei reietti, espulso dal mondo del lavoro, senza professione e senza assistenza sanitaria, a sessant’anni suonati”. Comincia così la lettera del Comitato giornalisti esodati, che rappresentano 50 giornalisti di testate chiuse come Unità, Europa, Liberazione, Audionews, rimasti intrappolati nello spostamento in avanti dell’età pensionabile, stabilito dalla legge Fornero, recepita dall’Inpgi. Lettera spedita al presidente Casagit uscente, al presidente dell’Ordine dei gionralisti, ai segretari di Stampa Romana e Stampa Toscana.

organi distinti

Prosegue la lettera: “Si sono appena concluse le elezioni per il rinnovo dei responsabili Casagit e a breve si terranno quelle per l’Ordine nazionale dei giornalisti. Due organi ben distinti, ma per noi esodati accomunati dalla stessa indifferenza: entrambi non hanno previsto tutele aggiuntive o tagli delle tariffe per chi ha perso il lavoro in tarda età. Parliamo dell’esoso contributo richiesto per l’assistenza sanitaria, che è stata invece garantita oltre i termini di legge in altre situazioni particolari, ma non a chi lavorava un’azienda fallita. Parliamo della quota annuale per l’Ordine dei giornalisti che inspiegabilmente resta piena per tutti i colleghi, anche i disoccupati, ed è invece ridotta del 50% per i pensionati. Anche noi avremmo voluto votare per la Casagit. Anche noi voteremo per l’Ordine”.

nove salvaguardie

Un’altra lettera è stata scritta al segretario Fnsi, Raffaele Lorusso, al presidente Fnsi, Giuseppe Giulietti, al consiglio e all’assemblea Fnsi, al segretario e presidente delle Associazioni Stampa Romana, Toscana e Lombarda: “Abbiamo notato come nel documento consegnato dalla Fnsi ai prefetti durante la manifestazione del primo giugno non si faccia cenno alcuno alla nostra seria e grave condizione. Sono sette anni che gli esodati attendono una soluzione. Abbiamo saputo che in questi giorni c’è chi ha di nuovo sostenuto che una nostra salvaguardia costituirebbe un grave precedente per la categoria. Ma è un concetto che non corrisponde alla realtà, in quanto esodati sono solo quei giornalisti che hanno perso il lavoro a un passo dalla riforma pensionistica, che erano vicini alla pensione per età, o che si erano dimessi con l’aspettativa di una pensione a 60 anni, così come previsto dalle regole Inpgi. E’ un principio garantito dalla stessa Corte Costituzionale, lo stesso principio che ha permesso al Governo l’avallo di ben nove salvaguardie Inps. Lo dice la sentenza n. 822 del 1988: ‘Non può dirsi consentita una modificazione legislativa che, intervenendo o in una fase avanzata del rapporto di lavoro oppure quando già sia subentrato lo stato di quiescenza, peggiorasse, senza una inderogabile esigenza, in misura notevole ed in maniera definitiva, un trattamento pensionistico in precedenza spettante, con la conseguente irrimediabile vanificazione delle aspettative legittimamente nutrite dal lavoratore…’. Nemmeno vale sostenere che salvaguardare gli esodati sarebbe in contrasto con l’art. 3 della Costituzione, perché siamo stati noi ad essere danneggiati dalla differenza di trattamento tra chi ancora al lavoro è andato in pensione con le vecchie regole e chi, licenziato, si è trovato davanti uno scalone di più di dieci anni. Il segretario della Fnsi Lorusso ha promesso attenzione e di incontrarci prima della riapertura del confronto con l’esecutivo. Ora attendiamo i fatti”.

(nella foto Daniele Cerrato, presidente Casagit uscente)

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