Vittorio Sgarbi in prima pagina su Repubblica, martedì 15 giugno: “Autenticò false tele nella hall di un hotel”. Paginoni e titoloni su molti altri giornali, su telegiornali e siti. Ma non sul Corriere della Sera. Neanche una breve. Va ricordato che Sgarbi è un collaboratore molto utilizzato del quotidiano più diffuso in Italia. Tiene una rubrica fissa sul settimanale del Corriere, Io Donna, viene di sovente intervistato, ampio spazio ottengono le numerose mostre che organizza. Solo due giorni più tardi, 17 giugno, al mattino, compare un articolo sull’edizione online del giornale.

L’inchiesta sulle autenticazioni del critico dura da nove anni e nasce da una denuncia della cugina dell’artista Gino De Dominicis. Secondo le indagini dei carabinieri del Nucleo tutela del patrimonio artistico Sgarbi ha firmato certificati privi di riscontri fotografici. C’è anche un filmato del giugno 2014 che nostra Sgarbi firmare certificati di autenticazione senza guardare le opere. I pubblici ministeri di Roma hanno chiesto il rinvio a giudizio: gli contestano di aver autenticato almeno 32 quadri di De Dominicis sapendo che erano falsi. Il gip deciderà il 30 giugno.

Agli atti dell’indagine -ha scritto Repubblica- ci sono anche telefonate di Sgarbi a due ministri, Pinotti e Franceschini e al Comandante generale dell’Arma dei carabinieri per protestare sull’indagine. Sgarbi ha dichiarato che l’indagine “è una totale invenzione”. Ma sul Corriere, per 48 ore, non è stato scritto neanche questo.

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