di ALBERTO FERRIGOLO

Un altro rinvio per la Gazzetta del Mezzogiorno.  Il Tribunale fallimentare di Bari si è infatti riservato di decidere sulla richiesta di omologa del concordato avanzata dalla società Ecologica Spa, del Gruppo Miccolis, al termine della procedura di fallimento di Mediterranea, proprietaria del giornale, che non è più in edicola dallo scorso 1° luglio. L’eventuale ok all’omologa stabilirà quale sarà il futuro editore del quotidiano. 

Sia Ledi, del Gruppo Ladisa (ristorazione), che ha perso il concordato, sia Ecologica Spa, che lo ha invece vinto, hanno – per ragioni diverse e non coincidenti– chiesto lunedì 4 ottobre un posticipo della decisione da parte dei giudici. Ledi si oppone alla procedura in favore di Ecologica. Ecologica ha a sua volta depositato un reclamo nel quale contesta alla Ledi di aver partecipato alla procedura di concordato ma, ancor prima che questo si chiudesse con l’omologa, di aver già depositato il marchio di una nuova testata, La Nuova Gazzetta. Dunque le due aziende hanno chiesto il rinvio, ma il giudice ha respinto entrambe le richieste e si è riservato di decidere, almeno fino a lunedì 11, quando potrebbe arrivare il decreto di omologa del collegio dei giudici e quindi l’assegnazione della testata.

reclami e battaglie

“Necessariamente dovrà esserci una motivazione molto articolata  – commenta Bepi Martellotta, vice caporedattore della Gazzetta del Mezzogiorno – perché essendoci molti reclami, ricorsi e battaglie legali, è evidente che il giudice vorrà fare una sentenza ampia, in modo da togliere di mezzo altri possibili ricorsi in appello ed evitare ulteriori strascichi”.  Lunedì 4 i redattori e i poligrafici hanno tenuto un flashmob in piazza sotto il tribunale. 

La decisione si dovrà basare anche su nuovi documenti prodotti all’udienza, perché la procura di Bari (che aveva già aperto un fascicolo sulla vecchia Edisud nell’ambito dell’inchiesta penale sul fallimento della Gazzetta del Mezzogiorno) ha depositato un’informativa della Guardia di Finanza nella quale emerge che quattro degli otto assegni depositati da Ecologica per l’acquisizione della testata La Gazzetta del Mezzogiorno sono riconducibili ad un’altra società, ovvero alla Cisa Spa dell’imprenditore tarantino Antonio Albanese, che si occupa di trattamento di rifiuti, società che avrebbe partecipato, dunque, in cordata con Ecologica. E così i Ladisa contestano ad Ecologica di non aver dichiarato fin dall’inizio l’esistenza della cordata. Dall’altro lato, la Procura sta facendo accertamenti sui Ladisa, perché anche la Ledi a propria volta ha portato via diversi beni dalla Edisud cosicché sia la Sovrintendenza sia la Procura stanno cercando di mettere le cose in chiaro, anche se il filone penale – ad avviso dei giornalisti – non dovrebbe minimamente influire sulla procedura di fallimento. 

“azioni dilatorie”

Il Comitato di redazione ha parlato di “azioni dilatorie compiute dalla Ledi”. Che ha registrato il marchio Nuova Gazzetta di Puglia e Basilicata e sta avviando una nuova impresa editoriale, effettuando casting anche tra gli stessi giornalisti e poligrafici mollati per strada. Secondo il Cdr “le azioni giudiziarie non hanno come fine quello di tornare a editare la Gazzetta del Mezzogiorno, ma unicamente di impedire che il giornale abbia un altro editore”. I giornalisti si dicono pronti a resistere: “Non assisteranno inermi alla battaglia che si sta svolgendo sulle loro teste e contro le loro famiglie – scrivono nel comunicato – e avvieranno ogni azione per tutelare tutti i loro diritti, sinora così gravemente compressi grazie alla indifferenza e alla complicità delle istituzioni locali”.

Insomma, “la procedura per l’assegnazione definitiva della testata sembrava essere la soluzione a tutti i mali, stante anche l’interesse economico mostrato da vari gruppi imprenditoriali, ma ancora una volta i tempi delle procedure e della giustizia si stanno rivelando incompatibili con quelli delle attività economiche e del diritto di informare e di essere informati, beni pur tutelati dalla Costituzione”.

insegna a piazza Moro

“Registrare una ‘nuova Gazzetta’ a scapito della ‘vecchia Gazzetta’, che la stessa società del gruppo Ladisa ha rinunciato ad editare, disdettando la proroga dell’affitto, significa – dicono Fnsi, Associazione e Cdr – mettere in atto una vera e propria concorrenza sleale a danno della storica testata e dei suoi lavoratori. Il tutto dopo aver compiuto ogni scempio possibile nell’indifferenza di tutti coloro che erano chiamati a vigilare sul bene, dai curatori fallimentari alla Sovrintendenza”. “Che fine ha fatto – chiede la rappresentanza sindacale dei giornalisti – l’insegna che campeggiava sulla sede di piazza Moro, visibile da diversi punti della città? Chi ha autorizzato la Ledi a ‘deportare’ nella propria sede della zona industriale beni museali di proprietà della Edisud e persino gli stessi lavoratori nei 7 mesi di fitto? A cosa sono serviti gli innumerevoli vincoli posti dalla Sovrintendenza sul marchio, sulle attività editoriali cartacee, sul sito – ancora visibile nonostante siano sospese le attività in capo alla Edisud, proprietaria della Gazzetta del Mezzogiorno – e sui beni strumentali, quali pc e scrivanie, ancora depositati nella sede della Ledi?”.

“È evidente l’atto di sciacallaggio che il gruppo Ladisa sta compiendo ai danni della Gazzetta del Mezzogiorno. Dopo aver dismesso le attività di inquilino, non riuscendo a diventarne proprietario, da un lato tiene in ostaggio il giornale in Tribunale, allontanandone l’uscita in edicola con i reclami che obbligano i giudici a ritardare le decisioni; dall’altro lancia sul mercato un prodotto ai limiti della contraffazione per ‘scippare’ lettori e inserzionisti e compromettere, cosi, il futuro della testata. Uno scempio a danno dei lavoratori – concludono Fnsi, Associazioni di Stampa e Cdr – a cui assistono in silenzio sia gli Enti locali (quando non ne sono stati addirittura sponsor) sia gli Organi dello Stato a cui un bene, con 134 anni di storia, è stato affidato”.

1 commento

  1. ragazzi. entrate su google e rileggetevi la storia della prima Unità. Mi sa che vi mancano i fondamentali in tema di concordato preventivo, fattispecie ostica ance ai giuristi. Se non riuscite, siete autorizzati a chiamarci. Un abbraccio

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