Dopo le minacce neofasciste al presidente Giulietti, il segretario del sindacato Lorusso: "Una parte minoritaria della categoria ha solidi collegamenti con le centrali dell'odio". Lazzaro Pappagallo, segretario a Roma, ribatte: "Se si hanno prove, si corre al commissariato"
I tre principali giornali del Gruppo Gedi di John Elkann si schierano per il "No" al referendum. Una posizione poco popolare e non "governativa", che tiene conto dei tormenti nel Pd e contrasta il populismo di Lega e 5 Stelle. Posizione più articolata del direttore del Corriere.
Volto coperto con i pixel, ma nome scritto per esteso e lato B in vista. "E' già la fotocopia di Hilary", scrive la direttrice. L'ex capitano della Roma aspetta due giorni, poi sottolinea su Instagram il problema della sessualizzazione e mercificazione del corpo delle adolescenti.
di ANDREA GARIBALDI La news letter del nuovo quotidiano di De Benedetti già arriva. Pezzi su Romiti, su Conte e Sarri, sul bonus ai parlamentari. Un capitale di venti milioni. L'editore-direttore. Ambiente, salute, lavoro, disuguaglianze. Caccia a tre editorialisti.
A Dogliani si parla di New Media e Tv, i due editori di Domani e del Corriere della Sera illustrano le sfide editoriali del futuro. Intanto Repubblica e Stampa perdono copie e il nuovo quotidiano, in uscita il 15 settembre, su carta e online, può costituire un altro problema.
Domenica 8 agosto la giornalista ha firmato il pezzo che ha dato il via alle polemiche e che tutti gli organi di informazione hanno dovuto riprendere. Una carriera a Repubblica, per anni in Cronaca di Roma, con l'incarico di seguire il Campidoglio e ora al Politico nazionale.
Le copie di giugno in edicola: meno 22 per cento rispetto al 2019. "Servono idee, investimenti e competenze, o sarà lockdown definitivo". Chiesti incontri all'ad e al direttore Giannini, spesso assente da Torino. "Unica via d'uscita è il ricorso agli aiuti di Stato?".
L'erosione generale delle copie continua. Ripresa degli sportivi e ancora trend largamente positivo per il Fatto. Non buoni i dati del Messaggero, che proprio dopo il mese qui esaminato ha cambiato direttore. Non funzionano per ora le innovazioni al Gruppo Gedi.
di VITTORIO ROIDI Era il 1975, la Rai divise le testate radio e lasciò liberi i giornalisti di scegliere dove andare. L’idea di separare notizie e approfondimenti. I collegamenti con New York e Mosca, le interviste ad Andreotti, Berlinguer e Craxi.
Anzaldi (Commissione vigilanza Rai) chiede la sostituzione di Sangiuliano. La difesa: ero assente, inaccettabile faciloneria, valuterò provvedimenti. Pochi giorni dopo Zavoli definito “senatore a vita” e Carducci “senatore della Repubblica”.

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